Giovedì in piazza della Borsa «Presidio contro i CPR e per la liberazione immediata di tutte le persone rinchiuse»

«Il 18 gennaio è morto Vakhtang Enukidze. Era recluso nel CPR di Gradisca e il CPR l’ha ucciso.
Mentre la stampa ufficiale e la procura hanno ricondotto sbrigativamente le cause del decesso a una rissa tra detenuti, i suoi compagni di prigionia raccontano come invece Vakhtang sia morto ammazzato di botte da parte delle forze dell'ordine all’interno della struttura. L'Assemblea No CPR no frontiere ha lanciato una settimana di mobilitazione, cui stanno rispondendo realtà, associazioni e collettivi in tutta Italia». Lo rileva in una nota il collettivo No Cpr e no frontiere - FVG

«CPR - ancora - (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) è l’ultimo dei tanti nomi (CPTA, CPT, CIE) dati alle strutture detentive per migranti irregolari istituite nel 1998 dalla Legge Turco-Napolitano sotto il primo governo Prodi. Il decreto Minniti-Orlando 13/2017 (poi Legge 46/2017),emanazione - ancora-di un governo di "centrosinistra", prevede l’apertura di un CPR per regione. In Friuli-Venezia Giulia, è stata riaperta circa un mese fa la struttura di Gradisca d’Isonzo, ex caserma convertita in CPT nel 2006 e chiusa nel 2013, grazie alle rivolte di chi vi era rinchiuso».

«Ufficialmente- viene riferito - , il CPR è un luogo di detenzione amministrativa in cui sono costrette in stato di reclusione persone non comunitarie che vengono ritrovate prive di documenti di soggiorno regolari oppure già destinatarie di un provvedimento di espulsione, in quanto prive di permesso di soggiorno.
In teoria, lo scopo dei CPR è trattenere una persona ai fini dell’esecuzione del provvedimento di espulsione, ossia del rimpatrio nel Paese d’origine. In pratica servono per rafforzare il mantenimento di tutta la comunità di non cittadine/i in una condizione di inferiorità legale, terrore, ricattabilità e sfruttabilità. I CPR, ad oggi, sono innanzitutto un elemento di propaganda, un prodotto della logica che fa dell’immigrazione un problema di sicurezza e ordine pubblico; servono a mantenere via la retorica secondo cui “abbiamo un problema e lo stiamo risolvendo”».


«Il CPR di Gradisca - ancora - ha riaperto il 17 dicembre, dopo l’aggiudicazione dell’appalto alla cooperativa veneta Edeco, già nota per la gestione del "campo-lager" di Cona (VE). La stessa cooperativa è anche al centro di indagini giudiziarie per maltrattamenti, corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e falso, frode nelle pubbliche forniture. In questo primo mese, a Gradisca si sono già verificati rivolte, tentativi di fuga, fughe, violenze, atti di autolesionismo e tentati suicidi. Fino alla morte di Vakhtang Enukidze, a poche ore dal suo previsto rimpatrio in Georgia».


«Come Assemblea No Cpr No Frontiere - conclude - siamo in contatto diretto con alcuni dei reclusi e ne stiamo raccogliendo le testimonianze dirette, che parlano di continue violenze e pestaggi da parte della polizia, rivolte in particolare a chi cerca di rendere note le condizioni all’interno del centro e gli eventi che hanno portato alla morte di Vakhtang. Diversi testimoni oculari sono stati rimpatriati in questi ultimi giorni, con una solerzia che è difficile ritenere casuale. È fondamentale spezzare l’isolamento e contribuire a far sentire la voce delle persone recluse, perché siano chiare le responsabilità istituzionali nella morte di Vakhtang Enukidze, perché il silenzio non avvolga le violenze e i soprusi quotidiani all’interno del lager. Rifiutiamo l'esistenza di una struttura che, essendo fondata sulla violenza repressiva, non può che generare altra violenza, oppressione e morte. Perché ognun@ possa essere liber@ di essere chi vuole e dove vuole, è necessario che tutti i muri contenitivi cadano».