«Coronavirus, testare a tappeto i migranti direttamente nei centri di accoglienza »

Pubblichiamo da dott Fulvio ZORZUT Medico Epidemiologo - Specialista in Igiene e Medicina Preventiva

Il 19 luglio per la prima volta da mesi si è arrestata la discesa degli infetti e c'è stato un incremento di 72 casi , successivamente si sta assistendo a cali ed incrementi quotidiani. La situazione quindi richiede massima attenzione per l'estrema variabilità. Le modalità di conteggio nazionale vanno rese più precise e dettagliate. I nuovi positivi continuano ad essere aggregati per regione e per provincia, creando un bias confondente. Infatti è inutile dire che ci sono 3 positivi a Cremona, 5 a Roma o 4 a Palermo eccetera, se poi non si differenziano per nazionalità.

Sembrano residenti di quelle città mentre in realtà sono migranti o stranieri presenti nel nostro territorio per le più svariate ragioni ed intercettati casualmente. Bisogna affrontare il problema con grande chiarezza altrimenti sfugge la reale scala di questo fenomeno. Abbiamo superato la fase delle Case di riposo e degli anziani, drammatica ma confinata, ma ora ci sono i focolai di ritorno ad insorgenza multipla e diffusa geograficamente e per di più in pieno periodo di vacanza con il rischio di dover realizzare improvvise zone rosse quarantenarie, a macchia di leopardo con migliaia di italiani fuori sede.  E' di questi giorni un cluster bosniaco a Trieste che ha interessato diverse persone ed un importante focolaio a Udine, nella ex caserma Cavarzerani con 500 migranti in quarantena.

Per la nostra Regione, quindi, la rotta balcanica seguita dai migranti, in prevalenza pakistani, afghani, bengalesi, diventa di grande attualità, non meno di quella  marittima, sostanzialmente per due ragioni principali: i migranti attraversano numerose nazioni con misure, strategie e capacità di prevenzione ed intercetto molto difformi e sono Paesi che nel frattempo stanno appena raggiungendo il picco epidemico e quindi le probabilità di contagio in itinere sono elevate. A  questo si aggiungono gli spostamenti dei residenti in queste nazioni e che giungono in regione per semplice contiguità geografica, turistica o lavorativa.

Quindi è giusta la chiusura dei voli aerei con Bosnia, Serbia, Montenegro, Kosovo e Moldavia fino al 31 luglio, salvo proroghe. Vanno considerati i possibili scali aerei intermedi, in modo che i soggetti appartenenti a Nazioni a rischio non sfuggano ai controlli.

I controlli chiaramente devono essere anche terrestri altrimenti non servono a nulla Bisogna testare a tappeto i migranti, direttamente nei centri di accoglienza, vigilando che sia garantita la loro permanenza per i 14 giorni di quarantena previsti, altrimenti sarà impossibile contenere i nuovi focolai su tutto il territorio rischiando di vanificare i sacrifici sopportati dagli italiani durante il lockdown.

Nel frattempo vengono segnalati sul territorio nazionale alcune catene di trasmissione, come a Cosenza dove 15 componenti della comunità senegalese sono risultati positivi al virus, oppure a Modica dove si era stabilita per 15 giorni una escort che aveva ricevuto molti clienti su appuntamento, prima di lasciare la Sicilia e viaggiare fino in Umbria o il focolaio insorto in un ristorante di Savona. Si tratta in molti casi di identificazioni casuali, in larga parte composti da asintomatici o paucisintomatici.

C'è fretta di riprendere, in tutto il mondo per evitare una crisi economica epocale nei prossimi mesi, ma al tempo stesso come si ricomincia, a distanza di poco ricomincia la catena dei contagi ( Catalogna, Xinjiang, America del Sud, Sud Africa, Bangla Desh.

 Le evidenze disponibili confermano che il Coronavirus è sempre lo stesso: non si è ancora attenuato spontaneamente. La grande differenza è che oggi molti soggetti trovati positivi sono asintomatici o hanno sintomi lievi  e una carica virale ridotta e quindi risultano molto meno contagiosi rispetto a marzo e aprile. Inoltre hanno mediamente un'età di 40 anni per cui sono più resistenti al Coronavirus

Il timore a questo punto è di uno scenario “stop and go” ( liberalizzazioni seguite da restrizioni e quindi nuovi allentamenti) dovuto ad un evidente sfasamento temporale tra picchi epidemici nei vari continenti, in ritardo rispetto all'Italia, con ripetute reinfezioni dall'estero e che a gioco lungo impediscono una FASE 3 lineare e risolutiva.

L’attuale andamento dell’epidemia richiama ad un atteggiamento di massima prudenza in questa fase di transizione. È fondamentale, infatti, mantenere i consueti comportamenti precauzionali ( distanziamento, mascherine e diisnfezione/lavaggio delle mani) per limitare il rischio di un aumento del numero di casi e decessi nel breve termine.