Museo di storia naturale, nuova esposizione di reperti del sito paleontologico del Villaggio del Pescatore
Il dinosauro Bruno ricomposto in tutte le sue parti è adesso esposto al Civico Museo di Storia Naturale di Trieste, in via dei Tominz 4, accanto alla sala in cui si trova già il dinosauro Antonio, entrambi reperti del Villaggio del Pescatore. La nuova esposizione – frutto della stretta collaborazione tra la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e il Civico Museo di Storia naturale - è stata inaugurata stamane alla presenza della direttrice del Servizio civici musei e biblioteche Laura Carlini Fanfogna, della Soprintendente Simonetta Bonomi, Deborah Arbulla, funzionario conservatore del Museo, Patrizia Fasolato, PO Musei Scientifici, Flavio Bacchia che tratta degli scavi e della preparazione dei dinosauri (realizzazione allestimento e grafica, Basiq srl).
Si tratta di due reperti davvero eccezionali. Altrettanto rilevante è la storia delle scoperte, la complessità degli scavi, il ruolo e il contributo di tutti i professionisti che a vario titolo hanno contribuito ai rinvenimenti, all’estrazione e allo studio dei singoli reperti.
Nella nuova esposizione, realizzata grazie al contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, lo spazio dedicato al tema è stato ampliato e la sequenza narrativa rivista al fine di meglio valorizzare ogni singolo bene, ovvero Antonio, Bruno, gli altri resti di dinosauri, i reperti di altri animali, la così detta fauna associata, data da resti di gamberetti, pesci (i fossili più comuni nei calcari del Villaggio del Pescatore), pochi vegetali, piccoli coccodrilli ed un osso di rettile volante. I dinosauri, infatti, non vivevano da soli nell’isola tropicale del Carso di 70 milioni di anni fa.
Il percorso espositivo parte dunque da una presentazione complessiva del sito del Villaggio del Pescatore e descrive la scoperta dei dinosauri e della fauna associata. Ai due grandi protagonisti, Antonio e Bruno, si aggiunge un focus dedicato ai fossili più comuni del Carso, le Rudiste, molluschi bivalvi estinti assieme ai dinosauri e presenti in tutte le case della città perché rintracciabili nei tagli di marmo dei gradini delle case. Infine, una vetrina è dedicata alle meteoriti, per parlare di una delle cause più suggestive dell’estinzione dei dinosauri.L’arrivo del dinosauro Bruno ha determinato per il Museo la necessità di ripensare gli spazi destinati ai reperti del Villaggio del Pescatore. Il percorso, definito in stretto rapporto con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, è stato pensato per valorizzare tutti i beni ottenuti in deposito, per facilitare, con il ricorso a un linguaggio semplice e chiaro, a immagini e riproduzioni esemplificative, a una riproposta esaustiva e continua della storia del sito paleontologico, la conoscenza da parte del grande pubblico delle scoperte scientifiche legate al Villaggio del Pescatore. A ciò si aggiunge, grazie a una serie di video-interviste fatte a diversi e importanti studiosi e operatori del settore, la volontà di conservare la memoria delle campagne di scavo e dei ritrovamenti. Ne emerge una storia eccezionale. Una storia complessa, quella dei ritrovamenti, che oggi viene contestualizzata grazie a un’importante novità: una serie di video-interviste realizzate da Videoest), sottotitolate in lingua inglese, e visibili in pillole sul sito web del Museo, raccontano la storia degli scavi. Sono i diretti protagonisti a descrivere quanto avvenuto: Alceo Tarlao racconta di quando, alla fine degli anni ottanta, scoprì il sito assieme all’amico Giorgio Rimoli, Sergio Dolce, allora direttore del Museo e prima persona operativamente coinvolta nella scoperta, Tiziana Brazzatti, che ricorda di quando, giovane studentessa di geologia mandata sul posto dall’Università di Trieste, scoprì la zampa di Antonio, Poi Fabio Marco Dalla Vecchia, direttore scientifico di scavo ed istitutore del nuovo genere e specie Tethyshadros insularis, Federico Fanti, studioso del dinosauro Bruno, Lorenzo Consorti, che ha analizzato la geologia del sito paleontologico, e Paola Ventura, archeologa della Soprintendenza che ha seguito le ultime operazioni di recupero.
Il sito paleontologico del Villaggio del Pescatore, scoperto alla fine degli anni Ottanta dell’altro secolo da Giorgio Rimoli ed Alceo Tarlao, è l’unico sito a dinosauri d’Italia ed uno dei più importanti d’Europa. I dinosauri, eccezionalmente conservati, sono dei generi unici per la scienza. Il loro nome scientifico è Tethyshadros insularis, ma per il grande pubblico sono Antonio e Bruno. Antonio, esposto dal 2004 al museo di Trieste, si presenta come uno dei dinosauri meglio conservati tra quelli rinvenuti nel mondo, mentre Bruno, che rappresenta la grande novità delle sale di paleontologia, arrivato al museo nel 2020, è l’unico dinosauro conosciuto a trovarsi su una piega di roccia che curva di 180 gradi il suo scheletro, con le ossa adagiate lungo la piega a seguirne perfettamente la curvatura.
Risale al 1998 la sottoscrizione di specifica convenzione fra la Soprintendenza Archeologica per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici, il Dipartimento di scienze geologiche, ambientali e marine dell’Università di Trieste e il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste: l'accordo, per quanto attiene al Museo, era finalizzato a definire i compiti di coordinamento della divulgazione scientifica e valorizzazione dei reperti rinvenuti al Villaggio del Pescatore. Rapporti che non si sono più interrotti. e che di recente hanno portato alla formalizzazione del deposito, accanto a tutti i beni paleontologici del sito già presenti nell’Istituto.