«Reggaeton non è una moda» Miguel Selekta svela i segreti del sound che 'domina' la città (VIDEO)

«Reggaeton non è una moda» Miguel Selekta svela i segreti del sound che 'domina' la città (VIDEO)

Nella puntata dedicata a divertimento e movida verso le festività, grande protagonista della serata il dj Miguel Selekta arriva in studio dopo essere già stato protagonista alla pista di pattinaggio in piazza Ponterosso due anni fa. Il conduttore Luca Marsi anticipa il ritorno di un format dedicato alle famiglie triestine e rivela l’idea di coinvolgere Miguel con tutta la sua famiglia, riprendendo il successo di due anni fa. Miguel rilancia, proponendo addirittura «l’evoluzione della puntata» con un’intervista realizzata direttamente mentre si pattina, a conferma di un approccio leggero, autoironico e molto legato al contatto con il pubblico, sia in piazza sia in console.

Bad Bunny come simbolo di un genere che non è più una moda passeggera
Quando Luca Marsi gli chiede dei «grandi successi del Natale» nel suo genere, Miguel risponde con sincerità, ammettendo di essere colto un po’ impreparato dalla domanda e spiegando che, nel suo mondo musicale, non esiste davvero un repertorio natalizio come accade in altri generi. Le «hit del momento» vanno oltre il Natale e seguono dinamiche diverse. Ragionando sulle tendenze attuali, individua in Bad Bunny «l’artista del momento» per il suo genere, al punto che sarà protagonista dell’half time del Super Bowl negli Stati Uniti. Sottolinea che, con l’ultimo album, l’artista portoricano «ha veramente rivoluzionato il mondo del reggaeton», ribaltando anni di critiche di chi liquidava quel suono come «solo una moda del momento». Nelle sue parole il reggaeton non è più un fenomeno passeggero, ma un linguaggio musicale globale capace di riempire stadi e palazzetti ovunque.

Trieste, lo stadio e il sogno delle grandi star internazionali
Di fronte alla domanda se Bad Bunny potrebbe essere un nome da Stadio Rocco a Trieste, Miguel è realistico. Spiega che, per una star di questo livello, lo stadio cittadino sarebbe probabilmente troppo piccolo e che «sarebbe già tanto averlo in Italia», ricordando che una data a Milano è già in programma. Ne sottolinea la dimensione mondiale, lasciando intendere che si tratta di un calibro da Olimpico o San Siro più che da impianti medio-piccoli. Allo stesso tempo, però, non chiude la porta al sogno e ricorda che Trieste è «una città di confine», il che le permette idealmente di rivolgersi a un bacino di pubblico che supera i soli confini italiani. In quest’ottica, un grande evento potrebbe parlare a più Paesi insieme e, almeno sul piano del desiderio, il suo «perché no» lascia intravedere una città che guarda oltre i propri limiti.

Riccione, Rimini e Trieste: “non è lo stesso campionato”
Nel confronto a tre, quando Ricky Ottolino racconta la sua impressione di una Trieste estiva più viva di Riccione, Miguel interviene con una posizione netta. Pur riconoscendo la crisi della Riviera romagnola, definisce il paragone «fantascienza». Ricorda che Riccione e Rimini fanno tutt’uno con una tradizione storica della movida, con locali come lo Space, che lui stesso indica come «la discoteca più forte d’Italia», capace di dare l’impressione di essere a Ibiza in qualunque sera d’estate. Sottolinea che, se alcune discoteche della zona sono in difficoltà, lo sono anche perché accanto è nato «un altro mostro» in grado di attirare migliaia di persone. Di fronte all’idea che Trieste sia «meglio di Riccione», Miguel ribadisce che si tratta di realtà diverse e di «un altro campionato». Perfino riconoscendo che la Riviera romagnola è in crisi, precisa che «la peggior crisi della Riviera romagnola non è neanche da paragonare» a ciò che si vive qui: un modo chiaro per dire che i numeri e le strutture restano incomparabili.

Il primato in cultura e tempo libero, tra discoteche e grandi produzioni teatrali
Quando entra in gioco la classifica del Sole 24 Ore che assegna a Trieste il primo posto nazionale per cultura e tempo libero, Miguel distingue con grande lucidità. Spiega che quel dato «riguarda tantissime altre cose al di là» delle discoteche e delle sale da ballo e che, se si considerasse solo la dimensione ludica dei club, quel primo posto non ci sarebbe. Dal suo punto di vista, se si parlasse soltanto di discoteche, d’estate Trieste sarebbe «forse all’ultimo posto» e d’inverno arriverebbe a metà classifica. Ma quando si parla di cultura e tempo libero nel senso più ampio, la lettura cambia. Miguel ricorda, ad esempio, di aver visto “Il fantasma dell’opera” in una produzione inglese andata in scena in Italia «solo a Milano e a Trieste, punto finale». È proprio questo tipo di offerta a dare peso alla posizione nella graduatoria: non solo clubbing, ma teatri, musical, grandi spettacoli che scelgono la città come tappa esclusiva. In questo campo, ammette, il valore del primato ha molto più senso.

Un dicembre pieno di musica: le serate di Miguel tra club e campus
Accanto all’analisi, c’è il lavoro concreto del dj. Miguel illustra il suo calendario di inizio dicembre, che lo vede impegnato su più fronti. Annuncia che sarà protagonista di un doppio mercoledì: prima in uno dei locali cittadini e subito dopo al Dodylon con il format «University of Groove», con un immaginario arricchito da quei personaggi, i «brain rot», di cui scherza in trasmissione con Luca e Stefano. Il venerdì sarà dedicato a una festa privata al Campus CX in via Giulia, con una serata pensata per gli studenti e gli ospiti della struttura, negli spazi comuni dell’atrio. Il sabato, invece, è il cuore del suo dicembre alla IEM. Racconta che l’ultimo appuntamento è stato un «100% reggaeton» andato sold out, definito «la miglior serata della stagione» alla IEM. Pur essendo impegnato quella notte come dj al TNT Kamasutra, Miguel ha organizzato personalmente l’evento alla IEM, e il successo lo porta ora a rilanciare. Il sabato successivo tornerà in console allo I AM Club con il format «Bandyta» e a ruota proporrà anche «Black Magic Shake», puntando con decisione su quel locale come fulcro dei suoi weekend.

Tra realismo e ambizione, la Trieste che Miguel racconta
Dalle sue parole emerge il ritratto di un artista che, da un lato, non si fa illusioni sui limiti della scena clubbing triestina rispetto alle grandi capitali del divertimento italiano, dall’altro vede una città capace di attrarre spettacoli teatrali di livello internazionale e di ambire, almeno idealmente, a ospitare grandi nomi della musica globale. Trieste è per lui un luogo di confine che potrebbe parlare a pubblici diversi, una città che non può essere paragonata in termini numerici alla Riviera romagnola ma che può ritagliarsi un ruolo originale nella mappa del divertimento, soprattutto se saprà valorizzare le sue peculiarità e i format che stanno funzionando nei club.

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