120 anni di attività dell'Università Popolare di Trieste, il traguardo di un'era

In occasione del 120esimo anno di attività dell'Università Popolare di Trieste, nelle prossime settimane - a data ancora da definirsi - avrà luogo l'evento celebrativo al quale presenzierà il Ministro degli Affari Esteri - ricorrenza che in realtà sarebbe dovuta avvenire già un anno e mezzo fa, ma che l'emergenza Covid purtroppo ha fatto posticipare -.

"È un traguardo prestigioso, si tratta di un'era storica", afferma il vicepresidente Paolo Rovis, "salvo le due interruzioni a causa delle due Guerre Mondiali, l'università ha svolto ininterrottamente la sua attività a favore dei cittadini Trieste in modo indistinto per età e classe sociale, un obiettivo che è nato con essa e che con essa ancora vive".

 

L’Università Popolare di Trieste è un Ente Morale istituito nel 1899 per difendere, sostenere e incrementare la cultura Italiana a Trieste e in Istria, a Fiume e in Dalmazia.

Inizialmente nata come Università del Popolo, nel secondo dopoguerra acquisisce il titolo attualmente in uso, per poi nel 1954 essere elevata dal Governo Italiano a Ente Morale di Cultura e di Istruzione.

Negli anni ’70 l’Istituto triestino viene ufficialmente delegato ad operare in Istria, nel fiumano e nelle isole quarnerine come braccio operativo del Ministero degli Affari Esteri del Governo Italiano. In particolare, nel 1978, con la Legge del 21 luglio 1978 n.79 Regionale Friuli Venezia Giulia, viene definito il ruolo dell'UPT per la tutela della lingua e della cultura italiana a favore della Comunità Nazionale Italiana nell'Ex Jugoslavia.

 

La struttura offre corsi di lingue (inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, croato, sloveno, russo, arabo, cinese e giapponese) di arti figurative e applicate, di storia e cultura, nonché si organizzano conferenze, mostre d’arte, concerti, spettacoli, concorsi e viaggi di istruzione a Trieste e provincia e nelle vicine repubbliche di Croazia e Slovenia, in Istria, Fiume e Dalmazia.

Da evidenziare due novità tra gli innumerevoli corsi proposti - che quest'anno, a differenza degli ultimi due, verranno svolti in presenza nelle varie sedi istituite e affiliate ad ogni corso nello specifico - ossia "Trieste e la città del caffè", grazie al quale si potranno scoprire dalle origini della bevanda al suo percorso tra i caffè storici di Trieste, e un corso dedicato al dialetto triestino, per approfondirne il valore, il senso di appartenenza ma anche per svelare molte curiosità in merito (tutte le informazioni e i dettagli sono reperibili sul sito internet dell'Università Popolare https://www.unipoptrieste.it ).

 

Ed è infondo una missione, quella che fin dagli albori caratterizza l'università, ovvero impegnarsi nel mantenimento e nella promozione della cultura della lingua italiana nei territori della ex Jugoslavia.

Infatti, essa opera con il sostegno finanziario del Ministero degli Affari Esteri del Governo Italiano e della Regione Friuli Venezia Giulia, in stretta collaborazione con gli organi e le strutture della Comunità Nazionale Italiana, organizzazione che raccoglie trentamila connazionali residenti in Croazia e Slovenia.

 

I fondi vengono destinati alle scuole di lingua italiana ubicate in Slovenia, Croazia e Montenegro, e vengono utilizzati nelle attività svolte dagli italiani per i connazionali volte a mantenere viva l'appartenenza all'Italia nelle terre che una volta lo furono.

Inoltre, il sostegno economico confluisce anche in tutte quelle attività svolte in Italia da parte degli esuli (ad esempio, l'Unione degli istriani, una tra le tante realtà che rappresentano in Italia chi ha dovuto abbandonare le proprie terre per raggiungere il nostro Paese).

 

"È una grande opera di impegno affinché il ricordo delle origini rimanga vivo nel cuore e nella mente", spiega Paolo Rovis, "e i programmi dell'Università non finiscono qui, perché stiamo lavorando ad una serie di progettualità per gli anni presenti e futuri che possano ampliare e rafforzare il suo ruolo a Trieste e proiettarla verso i Balcani, così da aprire l’UPT a nuovi orizzonti, e quindi rigenerarla come un punto di riferimento stabile e concreto della cultura italiana", conclude.