Sputo a giovane sul bus, la ricostruzione: Gildo è stato provocato e preso in giro a lungo

Riprendiamo il post del responsabile relazione esterne di Trieste Trasporti

 

Questa è una storia di uomini. È una storia senza vinti né vincitori. Senza buoni né cattivi. È solo, semplicemente, una storia di vita.

Martedì 5 maggio, pomeriggio inoltrato. Siamo a bordo di un autobus della linea 21, a Trieste. Quello che sta per accadere non saremmo qui a raccontarlo se una persona non lo avesse parzialmente ripreso con il cellulare. Un breve filmato, 37 secondi di immagini malferme e approssimative, in cui si vede un uomo che, con irruenza e foga, lascia il proprio posto a sedere e si avvicina a dei ragazzi che stanno in fondo al bus, gridando “basta, basta, basta”. Poi sputa a uno dei giovani e, fra una bestemmia e qualche sconclusionata invettiva, ribadisce “basta, basta”.

Nel video non c'è niente di più. Pubblicato sui social, il filmato ha scatenato decine di commenti che in alcuni casi ho trovato più sgradevoli e fastidiosi del filmato stesso. L’uomo in questione è un personaggio che a Trieste tutti conoscono con il nome di Gildo (anche se in realtà credo che il suo vero nome sia Marco). Gildo è una persona assistita dal centro d’igiene mentale ed è uno degli ultimi superstiti della riforma psichiatrica di Franco Basaglia. In alcune vecchie fotografie, scattate a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, Gildo compare accanto a Basaglia e posso immaginare che il suo caso, insieme ad altri mille casi analoghi, poté dimostrare che la legge 180 fu un successo e una rivoluzione di portata straordinaria (dico mille perché mi pare di ricordare che tanti fossero, prima della 180, i pazienti ricoverati nell’allora manicomio di Trieste, ma su questo Peppe Dell’Acqua, che di quegli anni fu protagonista, potrà senz'altro dire di più). I commenti su Facebook si sono sprecati: c’è chi ha condannato l’autista dell’autobus per non essere intervenuto e chi ha invocato provvedimenti duri nei confronti di Gildo.

Gildo, che conosco da molti anni, è una persona socievole, generalmente non molesta, di buon carattere, ma è anche una persona che soffre di un grave disturbo mentale e che in gioventù ha dovuto subire traumi terribili: Gildo è imprevedibile, e a lui non si può chiedere di rispondere delle proprie azioni. Non si può proprio, né in termini morali né giuridici. È invece compito nostro, compito di chiunque interagisca con lui, rispettarlo in quanto essere umano e persona fragile, più di quanto non si faccia con le persone non disturbate. Anche questo, d’altronde, era lo spirito della riforma basagliana: riconoscere piena dignità alle persone con disturbi mentali.

Poiché l'episodio è successo a bordo di un autobus - incidentalmente, certo, ma incidentale è anche la vita - ho cercato di capire come si fossero svolti i fatti, e questa è la ricostruzione a cui sono giunto. Va da sé che sono a disposizione di chi avesse una diversa versione della storia.

A bordo ci sono Gildo, cinque ragazzi e altri due passeggeri. I ragazzi hanno apparentemente fra i 13 e 16 anni. Tutti indossano la mascherina. Due giovani, riferisce un passeggero, iniziano a provocare Gildo. Alternano lo sloveno all’italiano. Ridono. Forse lo prendono in giro. Gildo reagisce, comincia ad agitarsi. Il conducente, che ben conosce Gildo e gli vuole bene, capisce che le cose si stanno mettendo male, e rimanendo alla guida alza la voce e dice “smettetela, smettetela per favore”. Ma gli schiamazzi a bordo proseguono e Gildo è sempre più nel mirino. I due ragazzi scendono, a bordo restano in tre, ma l’atmosfera è bollente e Gildo ha ormai perso le staffe. Il conducente decide allora di fermare l’autobus. Esce dalla cabina di guida, tranquillizza Gildo, lo invita a sedersi lontano dai giovani (nella parte anteriore del mezzo) e chiede ai ragazzi di smetterla, “smettetela di rompere” dice loro, e ripete “smettetela di rompere”. Poi la corsa riprende. Ma niente da fare.

Gildo è sempre più agitato, chiede al conducente di chiamare i carabinieri. Ma qualcuno, a bordo, risponde così: “Chiama, chiama pure, tanto sei tu quello che i carabinieri vengono a portar via”. È la goccia che fa traboccare il vaso. Gildo lascia il posto a sedere e si scaglia conto i tre ragazzi, e un passeggero riprende la scena (perché farlo? C'è una persona malata di mente, ci sono tre minorenni: perché riprendere e non piuttosto intervenire?). Gildo sputa e lo sputo finisce sulla guancia di uno dei giovani e sulla maglia di un secondo. A quel punto l’autobus si ferma nuovamente e il conducente porge una boccetta di disinfettante ai due ragazzi. Gildo è impaurito (lo si intuisce già dalle immagini), trema, ha il fiato corto, va dall’autista, gli chiede aiuto, cerca protezione. Non è in grado di capire, leggere, interpretare ciò che sta accadendo. Ma piano piano riprende fiato, si tranquillizza e ritrova se stesso. Poi la corsa prosegue e la vicenda finisce lì. Il resto è social. Il resto è qui.

Ecco. Questo è quanto sono stato in grado di ricostruire. E anche ora, soprattutto ora, vi chiedo per cortesia di non giudicare. Di non giudicare niente e nessuno