In Tribunale in bermuda e infradito: il Presidente li manda a casa a cambiarsi

«Tribunale di Trieste, ore 9. Aula d’ udienza civile: divorzi. Nell’atrio si accalcano le coppie e i loro avvocati. Dress code dominante:  uomini: bermuda di vari colori, anche a fiori. Infradito, magliette attillate e alcune senza maniche che mettono in bella vista tatuaggi di varie dimensioni.  Donne: scarpe tacco 10 o sandaletti da mare, minigonne e camicette». Lo rileva Gianfranco Carbone «Passa - ancora - , per entrare in aula il Presidente del Collegio. L’espressione dello sguardo è significativa. Cominciano ad entrare, una ad una, le coppie. Quelle che si sono richiamate agli stili del vestiario descritti restano in aula pochi secondi. Vengono inviate a vestirsi adeguatamente e a ripresentarsi alle ore 11. Commenti fuori dall’aula molto variopinti ».  «Pochi - riferisce - hanno capito la lezione e se ne vanno, per ritornare più tardi, con le orecchie basse. Morale, come nelle fiabe di La Fontaine: in Tribunale non si va vestiti come se si andasse in spiaggia. Non è solo rispetto dell’istituzione. L’atteggiamento (e l’abbigliamento) deve essere consono all’importanza delle decisioni che in quel palazzo si assumono e che incidono sulla tua vita. Ha ragione il Giudice che li ha cacciati invitandoli a ritornare ».  «Ormai - conclude - gli avvocati hanno un ulteriore compito: spiegare ai clienti come ci si veste e che davanti al giudice non bisogna mettersi le dita nel naso. Viviamo in un paese così ».