Fincantieri, Cisint: «A settembre "recruiting day" sulla base dei fabbisogni dell'azienda»

Anna Maria Cisint, sindaco del Comune di Monfalcone, sede dei maggiori cantieri navali italiani, prende posizione sulle dichiarazioni del Ad di Fincantieri Giuseppe Bono e annuncia una “fiera del lavoro” per promuovere la manodopera locale e fermare l’arrivo di immigrati, reclamando un diverso modello produttivo, per promuovere l’indotto e stimolare le nuove professionalità. «Il richiamo - riferisce il sindaco di Monfalcone -  dell’Ad di Fincantieri tocca un aspetto cruciale perché l’esigenza di promuovere l’utilizzo dei nostri giovani e della manodopera locale è la questione fondamentale per invertire un modello produttivo sbagliato che ha alimentato un’immigrazione incontrollata e il conseguente degrado della nostra città, come di altri territori. Con Bono siamo sulla buona strada per dare una svolta, sostenuti dal presidente Fedriga, con il sistema della formazione e del mercato del lavoro regionale. Posso anticipare che a settembre sarà lanciata una vera e propria “fiera del lavoro regionale”, un grande recruiting day che sulla base dei fabbisogni della maggior azienda della regione, i cantieri navali, e di un carico di lavoro consistente che si proietta ai prossimi dieci anni, metterà in contatto le imprese interessate e l’intera platea di chi è alla ricerca di impiego nel Friuli Venezia Giulia e perché no? nel vicino Veneto. Potrà essere un modello a livello nazionale perché non si tratta solo di far incrociare bisogni e offerta, ma anche di mettere in campo gli eventuali aggiornamenti professionali d’inserimento e il sistema della rete di trasporto con i luoghi di residenza». «Da tempo sostengo - riferisce Cisinit -  che la logica con la quale affrontare il fabbisogno del nostro cantiere ha due strade. La prima è quella del potenziamento dell’indotto regionale, perché da noi abbiamo un sistema di imprese di eccellenza che può trovare in questa prospettiva un volano di ulteriore innovazione e sviluppo. L’altra è quella di fermare l’utilizzo degli stranieri, motivato perlopiù non da ragioni di competenze tecniche in loro possesso, quanto dalla possibilità per i subappaltatori di uno sfruttamento contrattuale e dare la possibilità di collocamento alla nostra manodopera su base regionale. L’Ad Bono che è anche presidente della Confindustria regionale non può che essere convinto sostenitore di queste due esigenze di rafforzamento del sistema delle imprese e del marcato del lavoro del Friuli Venezia Giulia. Peraltro è da riflettere sul fatto che proprio il favorire l’impiego di immigrati non ha certo stimolato la scuola e le aziende a sviluppare le professionalità che oggi i cantieri richiedono. Fortunatamente la Regione ha dimostrato di essere pronta a fare la sua parte nella formazione». «In sostanza - conclude -  si deve cambiare il sistema invalso nel disinteresse degli amministratori locali e regionali del passato che ha creato tante negatività. I segnali di questi mesi sono positivi: da gennaio i lavoratori bengalesi al cantiere sono calati di 250 unità, Bono si è impegnato a dare soluzione a tutti gli esuberi rimasti dopo la chiusura della Eaton e ora con la “fiera del lavoro” a creare una grande occasione di svolta».