"Zoran Mušič, occhi vetrificati", prorogata la mostra al “Revoltella” fino al 3 giugno

Il Civico Museo “Revoltella” di Trieste ha svelato al pubblico un nucleo, inedito, di 24 disegni che Zoran Mušič realizzò nel 1945, mentre era imprigionato a Dachau. L’esposizione, intitolata “Zoran Mušič. Occhi vetrificati”,  promossa dal Comune di Trieste-Assessorato alla Cultura e curata da Laura Carlini Fanfogna, viene prorogata sino al prossimo 3 GIUGNO.

“In questi mesi la mostra è stata ed è meta continua di visitatori”, sottolinea Laura Carlini Fanfogna, direttrice dei Civici Musei triestini e curatore dell’esposizione.  “Moltissime le persone  che, attratte dal significato di questi disegni-testimonianza, sono giunte da tutta Italia e dalle vicine Slovenia ed Austria. A dimostrazione di quanto questi piccoli rettangoli di un dramma immenso, colpiscono nel profondo il visitatore, che vi trova una tragedia “in presa diretta”, colta con la sensibilità e la partecipazione che solo un grande artista sa mettere in campo”.

“Questo pellegrinaggio, che associa arte e testimonianza, ci ha molto colpito”.

“Singoli visitatori ci hanno suggerito di dare un posto stabile, all’interno delle nostre collezioni permanenti, ai disegni di Music. Purtroppo questo non è possibile, dato che le opere su carta non possono essere esposte che per periodi brevi e poi fatte riposare” al buio, pena il loro danneggiamento. Stiamo comunque pensando a come porre on line queste immagini, per consentire comunque a tutti di confrontarsi con quanto esse drammaticamente testimoniano”.

I 24 disegni esposti sino al 3 GIUGNO al Revoltella sono altrettanti urli silenziosi. Fissati a matita o inchiostro sui supporti più disparati: fogli di quaderno, carte di riciclo e persino libri. Per dare forma e in qualche modo esorcizzare l’orrore, creando opere d’arte. Le 24 testimonianze su Dachau, create da chi vi era deportato, marchiato con il tragico Triangolo Rosso dei deportati politici. Testimonianze che nella storia dell’arte possono essere avvicinate a quelle di Goya. Dachau è stato il campo di deportazione di molti triestini e questa mostra viene a unire la grandezza dell’arte al ricordo di una pagina davvero significativa della nostra storia.

23 dei disegni erano stati “dimenticati” tra i fascicoli d’archivio nella sede dell’ANPI, ANED, ANPPIA e uno nella sede dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia, da cui sono emersi nel luglio del 2016 nel corso di una ricerca che il professor Franco Cecotti, collaboratore dell'IRSML e oggi vicepresidente dell’Associazione Nazionale Ex Deportati-ANED, stava conducendo. Oggetto del suo interesse era una cartella contenente ciclostilati e materiali intitolati “Gli italiani in Dachau” del maggio ’45. La stessa data era riportata anche su una seconda cartella, contrassegnata come “Disegni campo Dachau”, dalla quale sono emersi i disegni di Mušič. Realizzati appena dopo l’arrivo degli Alleati, quando l’artista sopravviveva nel campo in una sorta di quarantena, sopraffatto dall’angoscia che ancora lo torturava.

Le 24 opere riunite in mostra facevano parte di un corpus più ampio di pezzi che l’artista in parte donò ai compagni sopravvissuti. Disegni poi andati in gran parte dispersi, con la fortunata eccezione del nucleo esposto al “Revoltella”. Una volta rientrato in Italia, Mušič per anni non riuscì a misurarsi con l’angoscioso ricordo del lager. Si dedicò a raccontare l’amata Venezia e i paesaggi dalmati. Sino agli anni Settanta, quando, trascorso un quarto di secolo, riuscì a proporre nella serie “Non siamo gli ultimi”, “l’orrido che è insito nell’uomo”.  Osservando i cadaveri, a mucchi, a pile, che gli furono compagni a Dachau e che egli fissa nei suoi disegni del ‘45, si può ben capire l’urgenza di allontanarsi dall’incubo che segnò Mušič per sempre.

A Dachau music era arrivato nel novembre del ’44. Quell’anno l’artista, in occasione di una sua mostra veneziana, aveva conosciuto Ivo Gregorc, che faceva parte della Croce Rossa slovena, impegnata nella resistenza contro i nazisti. Il legame di amicizia non sfuggì alle SS di stanza a Venezia che arrestarono Mušič con l’accusa di collaborazione con gruppi anti tedeschi. Dopo la detenzione a Trieste fu deportato nel lager in Germania dove rimase per sette mesi, fino al giugno 1945.

In mostra, i disegni di musicsono affiancati dalla storica videointervista che l’artista rilasciò nel 1999, in occasione del suo novantesimo compleanno, per il documentario di Giampaolo Penco “Zoran Mušič: un pittore a Dachau”.

“Con l'occasione abbiamo voluto anche documentare – così ancora la Carlini Fanfogna - la realtà di quel campo e di altri campi di sterminio, attraverso una selezione di immagini che l’USIS-United States Information Service vi realizzò all’arrivo delle truppe alleate. Sono immagini tratte dalla nostra Fototeca, ricca di quasi 3 milioni di foto e, tra esse, di un corpus di ben 14 mila concesse proprio dall’Usis”.

In occasione delle mostre Zoran Mušič. Occhi vetrificati al Museo Revoltella e Peace is here! al Museo d’Arte Orientale, il Servizio Didattico dei Civici Musei propone per la primavera del 2018 un’offerta didattica speciale dedicata alla seconda guerra mondiale, articolata in tre sedi museali: Museo d’Arte Orientale, Museo Revoltella e Risiera di San Sabba.

Il tema della guerra è declinato in una chiave innovativa e stimolante, pensata per le scuole ma adatta anche ai gruppi di adulti, in cui il racconto storico si snoda attraverso un percorso per immagini: da un lato le fotografie, come documento ma anche come strumento di propaganda, dall’altro i disegni realizzati dai prigionieri dei campi di concentramento nazisti.

La proposta didattica è offerta in diverse combinazioni, in modo da venire incontro alle specifiche esigenze e agli interessi di insegnanti e gruppi: sarà possibile prenotare la visita singola a una delle due mostre (Peace is here! o Zoran Mušič. Occhi vetrificati) oppure un percorso che combini variamente le due mostre e la visita alla Risiera di San Sabba.

Info e prenotazioni: www.museorevoltella.it

(ulteriori informazioni e immagini presso l'ufficio stampa della mostra: www.studioesseci.net - Sergio Campagnolo, tel. 049-663499, posta: gestione2@studioesseci.net)