Teatro Verdi, si conclude la stagione: da venerdì 21 giugno Carmen di Georges Bizet

L’originalità e la forza nella rappresentazione dei caratteri hanno fatto la fortuna di Carmen di Georges Bizet, rendendola uno dei caposaldi del repertorio, capace di rimanere sempre avvincente e di rivelarsi, come tutti i grandi capolavori, sempre nuova, adatta a parlare direttamente a tutti noi. Opéra-comique in quattro atti di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, dalla novella omonima di Prosper Mérimée, Carmen va in scena al Teatro Lirico Giuseppe di Trieste venerdì 21 giugno (repliche fino a sabato 29 giugno), con la regia di Carlo Antonio De Lucia, che firma anche le scene insieme ad Alessandra Polimeno. Maestro Concertatore e Direttore Oleg Caetani, Maestro del Coro Francesca Tosi, costumi Svetlana Kosilova e Coreografie Morena Barcone.

Un nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste in coproduzione internazionale con la Kitakyūshū City Opera, che impegnerà i professori d’Orchestra, gli artisti del Coro e i tecnici della Fondazione, con la partecipazione del Coro “I Piccoli Cantori della Città di Trieste” diretti dal Maestro Cristina Semeraro, in un’opera sempre attuale nel raccontare vicende amare accompagnate dalla meravigliosa musica di Bizet.

L’opera venne rappresentata per la prima volta a Parigi il 3 marzo 1875. L’argomento è tratto, molto liberamente, dal romanzo omonimo di P. Mérimée. Al libretto lavorò lo stesso Bizet scrivendone alcune parti. La Carmen del 1875 presentava le caratteristiche richieste dell’Opéra – comique, cioè del dialogo parlato, ma in seguito parte del dialogo venne adattata a recitativo strumentale dal compositore E. Guirand, e parte soppressa. È in quest’ultima forma che Carmen viene oggi rappresentata. All’inizio l’opera non trovò il favore positivo del pubblico e Bizet, morto tre mesi dopo la prima rappresentazione, non potè vederne la fortuna. Il lavoro era troppo carico di intensità drammatica per piacere agli spettatori dell'epoca; l’intreccio della storia venne giudicato immorale, per la presenza di zingari, contrabbandieri e fuorilegge e con un finale sanguinoso da cronaca nera. Anche la musica non fu gradita agli amanti della tradizione, perché giudicata dai critici, troppo “wagneriana”.

Con la sua storia di amore e possesso scritta oltre cento anni fa, Carmen si rivela sempre attuale, ritrovando purtroppo analogie nella nostra cronaca quotidiana ma lasciando allo spettatore la possibilità di emozionarsi con i balletti, con l’amore tra Don José e Micaela, con l’indole mediterranea del racconto e con le positive sensazioni di una musica eterna.

Il “Preludio” della Carmen di Bizet è uno dei più celebri della storia dell’opera: tutti lo conoscono, è stato ripreso e citato moltissime volte, in televisione, in pubblicità, al cinema, e anche nel mondo dello sport (nelle premiazioni di Formula 1). La musica del Preludio ha la funzione di ricreare l’ambientazione esotica e spagnoleggiante dell’opera. Vi si possono riconoscere tre temi musicali che ricompariranno più avanti: la musica della Corrida del IV atto, molto brillante e vivace; la canzone del toreador del II atto, che poi sarà sempre abbinata al personaggio di Escamillo; il motivo musicale che rappresenta il ‘destino’, il ‘fato’, e Carmen stessa, che ne è la personificazione. Il Preludio si conclude con con Crescendo che introduce la scena d’apertura, solare  e vivace: una piazza di Siviglia con il suo movimentato va e vieni di passanti.

La giovane Micaela (interpretata da Ruth Iniesta e Miyuki Shirakawa) sta aspettando il cambio della guardia dei dragoni per parlare con Don Josè (Gaston Rivero e Dario Prola) ma è costretta ad allontanarsi per le insolenti attenzioni dei militari. Don Josè ha appena finito di controllare il cambio della guardia e sulla piazza irrompono le sigaraie e Josè rimane ammaliato da una di esse, la gaia e provocante Carmen (Ketevan Kemoklidze e Katarina Giotas). Ella gli getta un fiore e Josè ne è a tal punto turbato che presta appena ascolto a Micaela che gli reca il saluto della madre. Scoppia una rissa tra le sigaraie, e Carmen, la più aggressiva, viene arrestata. Ma Josè, chiesta e ottenuta da lei la promessa di esserne amato, la fa fuggire.

Due mesi dopo (secondo atto), nella taverna di Lillas Pastia, luogo di ritrovo di contrabbandieri, Carmen rifiuta le proposte amorose del torero Escamillo (Domenico Balzani e Alexey Zymudenko) perché ama Josè ed è in attesa di lui, che è appena stato rilasciato dalla prigione cui era stato condannato per avere favorito la sua fuga. Per lo stesso motivo rifiuta di unirsi ad un gruppo di contrabbandieri. Ma ecco arrivare Josè, che ancora conserva il fiore donatogli da Carmen. Suona la fanfara che ordina il rientro dei militari ma Josè, schernito e aizzato da Carmen, esita a staccarsi da lei. Quando il tenente Zuniga (Fulvio Valenti) gli ordina di rientrare, Josè si ribella e leva la spada contro di lui. I contrabbandieri li separano ma Josè ha ormai segnato il suo destino e decide di seguire con Carmen i fuorilegge.

Nel terzo atto, nel bivacco dei contrabbandieri, le carte predicono a Carmen la morte vicina e a Josè la stessa sorte, subito dopo di lei. Giunge, non vista, Micaela, in cerca di Josè. Intanto è comparso Escamillo che subito ha un violento scontro col rivale. Essi vengono separati da Carmen ed Escamillo si allontana, ma ha ormai conquistato la donna. Josè lo intuisce e la minaccia. Ma quando Micaela viene scoperta e gli annuncia che la madre è morente, Josè la segue.

Il quinto atto si apre nella Plaza de Toros a Siviglia. Carmen è ormai di Escamillo, e non si cura di guardarsi da Josè, nonostante gli avvertimenti delle amiche. Mentre sta per entrare nell’arena, Josè si fa avanti, lacero e disperato. Vane sono le suppliche, Carmen si sfila l’anello che egli le aveva donato e glielo getta. Mentre la folla applaude il vittorioso Escamillo, Josè uccide Carmen con una pugnalata e si costituisce ai gendarmi.