Teatro Verdi, "L'italiana in Algeri": da venerdì il capolavoro di Rossini

Penultimo titolo della Stagione in corso, L’italiana in Algeri, in scena al Teatro Verdi di Trieste davenerdì 25 maggio (20.30), porta l’omaggio della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi all’anno rossiniano in corso - nel 2018 cade infatti il 150° anniversario dalla morte del grande compositore di Pesaro.

Lo spettacolo L’italiana in Algeri è un nuovo allestimento in coproduzione tra la Fondazione Teatro di Pisa e Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste: la regia è di Stefano Vizioli, che proprio a Trieste ha diretto giovanissimo L’italiana in Algeri nel 1991, mentre le scene e i costumi sono dell’eclettico artista Ugo Nespolo. La direzione è affidata al Maestro George Petrou, di ritorno a Trieste con un altro titolo rossiniano, dopo il bellissimo successo personale raccolto con la Cenerentola nel 2016.

Opera tra le più rappresentate di Rossini, capolavoro indiscusso della tradizione comica, L’italiana in Algeri nasce come un’avventurosa corsa contro il tempo: Rossini la compose rispondendo alla chiamata dell’impresario veneziano Cesare Gallo, che a Venezia gestiva il Teatro San Benedetto, e che non si era visto consegnare alla giusta scadenza un’opera.

Scrisse Rossini in seguito a un amico: “Nulla favorisce l’ispirazione più della necessità”; si dice che l’opera venne scritta in circa 27 giorni, andò in scena il 22 maggio del 1813, e trasformò definitivamente una giovane promessa italiana della musica in un protagonista della scena europea.

L’italiana resta uno dei suoi lavori più felici. Stendhal, appassionato conoscitore del teatro rossiniano, la definisce “la perfezione del genere buffo”. L'impressione di un'opera perfettamente compiuta si deve soprattutto alla fusione e al grande equilibrio fra la vena lirica e quella comica, che arriva a vertici che si direbbero grotteschi, il tutto impreziosito da momenti di grande virtuosismo vocale (Isabella, la protagonista, è uno dei ruoli rossiniani per contralto più spericolati) e brillantezza orchestrale (soprattutto nella Sinfonia, ricca di effetti particolari). La critica dei nostri giorni concorda con il romanziere francese e considera l'Italiana in Algeri il risultato migliore della prima fase della produzione comica rossiniana.

La regia di Stefano Vizioli si propone di “smussare, levigare, semplificare": un lavoro di precisione per arrivare al cuore delle situazioni, per illuminare la perfetta struttura architettonica di quest’opera. Come spiega Vizioli: “L’italiana è il trionfo dell’ambiguità: sul palcoscenico non ci sono più maschere stereotipate, e non ci sono ancora psicologie ben definite. Ma la scena è catalizzata dai personaggi, dai caratteri, dai colori dell’anima.”

Colori che si ritrovano nelle scene di Ugo Nespolo, celebre artista contemporaneo di grande versatilità, che spazia in una vasta gamma di discipline, dalla pittura al cinema, dalle stampe alla scultura.

Commenta Vizioli: "Speriamo di divertire perché la semplicità e l’allegria sono per un regista le cose più difficili da realizzare in palcoscenico, e il controllo del gioco scenico dei numerosi pezzi d’insieme richiede una sorta di “pazzia lucida”: lavorare con il Rossini comico, nelle sue polifonie gestuali e testuali, è come entrare nei meccanismi di un raffinatissimo orologio svizzero, dove infinitesimali particelle servono alla funzionalità del tutto, e se una sola non funziona l’intero meccanismo va a rotoli”.

A dirigere la prodigiosa partitura rossiniana ci sarà il Maestro di origine greca George Petrou, un interprete di grande esperienza e valore, attentissimo alla ricchezza di colore, alla geometria ed energia di un’opera profondamente teatrale e al tempo stesso di un’astrattezza del tutto moderna, divertente, che si apre al surreale. Gran parte della comicità di Rossini si basa su principi come la stilizzazione, la ricerca dell'assurdo, la ripetizione ossessiva, l'isolamento di un dettaglio grottesco, che producono un allontanamento dalla realtà verso l'astrazione, un vero antirealismo che trova la sua migliore espressione proprio nei soggetti fiabeschi e avventurosi.

Petrou rileva come in quest’opera di un Rossini molto giovane si ritrovino già tutti gli elementi più distintivi del suo stile: "Questi elementi includono i contrasti dinamici estremi dello stile del movimento “Sturm und Drang”, l’uso di lunghi crescendi, che più tardi diventeranno “crescendi rossiniani”, la caratteristica vivacità che porta al limite gli strumenti dell’orchestra, l’uso indipendente e rivoluzionario degli strumenti a fiato, la florida scrittura vocale con passaggi estremi di coloritura, la velocità espressa del discorso che, se cantato correttamente, crea un effetto mozzafiato. Tutti questi elementi hanno portato al clamoroso successo de L’italiana a Venezia e le hanno assicurato un posto tra i capolavori del teatro musicale di tutti i tempi. E così, molti anni dopo, il capolavoro di Rossini resta un’opera da riscoprire ogni volta che viene eseguita. E questa è la più grande sfida per tutti noi, come interpreti: restare nel territorio dello stile rossiniano, usando il linguaggio musicale, gli esercizi storici e l’etica del primo Ottocento, ma comunicando al nostro pubblico ancora qualcosa di nuovo, fresco, sorprendente e contemporaneo".

Il Teatro Verdi di Trieste accoglie un cast di ottimo livello, con il ritorno di grandi nomi come Antonino Siragusa e Nicola Ulivieri, e molti eccellenti debutti sul palcoscenico triestino.

Nel ruolo di Mustafà Bey d’Algeri troviamo il grande basso-baritono Nicola Ulivieri, raffinato interprete rossiniano e mozartiano, impegnato nei più grandi teatri in Italia e in Europa. Ulivieri ritorna al Verdi dopo il bellissimo successo come Don Giovanni nel 2015. Nello stesso ruolo, nelle serate del 26 maggio e 3 giugno, debutterà per la prima a volta a Trieste il giovane Daniele Antonangeli, voce emergente del panorama nazionale.

Nel personaggio della protagonista Isabella ci sarà, per la prima volta a Trieste, il mezzosopranoChiara Amarù, interprete con una solidissima esperienza nel repertorio rossiniano e una carriera nei più importanti teatri italiani - dal Teatro Massimo di Palermo al Maggio fiorentino, dal San Carlo di Napoli alla Fenice di Venezia, dove proprio a giugno interpreterà Rosina nel Barbiere di Siviglia; nella compagnia alternativa Isabella sarà interpretata da Laura Verrecchia, al suo debutto operistico al Teatro Verdi di Trieste.

Nel ruolo dell’innamorato Lindoro un altro grande nome, Antonino Siragusa, raffinato interprete del repertorio rossiniano che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Tra i suoi prossimi impegni:Don Pasquale alla Wiener Staatsoper; Stabat Mater 
di Rossini con l’Orchestra del Comunale di Bologna diretta da Michele Mariotti; L’italiana in Algeri al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi;La sonnambula al NCPA Beijing e al Regio di Torino; Le Comte Ory all’Opéra Royal de Wallonie di Liegi; La Cenerentola alla Wiener Staatsoper; Il barbiere di Siviglia
 ad Amburgo; Semiramideal Rossini Opera Festival di Pesaro; L’elisir d’amore al NCPA Beijing in Cina. Nelle repliche del 26 e 31 maggio, e 3 giugno, Lindoro sarà invece interpretato da Ruzil Gatin, che il pubblico del Verdi ha apprezzato come amoroso Ferrando nel recente Così fan tutte.

Elvira, moglie di Mustafà, sarà interpretata da Giulia Della Peruta, recentemente molto applaudita nel suo debutto a Trieste come Despina, sempre nel Così fan tutte a marzo. Nella compagnia alternativa il ruolo di Elvira sarò interpretato da Viktoria Kholod, giovane soprano ucraina che ha debuttato recentemente al Teatro Verdi di Trieste nel ruolo di Nella in Gianni Schicchi (a Udine) e di Violante in La prova di un’opera seria.

Nel ruolo di Taddeo, compagno d'Isabella, ci sarà Nicolò Ceriani, nuovamente sul palcoscenico del Verdi dopo il bellissimo successo personale come Kurwenal nel Tristan und Isolde della scorsa stagione.

Completano il cast Silvia Pasini nel ruolo di Zulma, la confidente di Elvira e Shi Zong in quello di Haly.

Il Coro è preparato come sempre dal Maestro del Coro Francesca Tosi.

Si replica fino a domenica 3 giugno.