Stop al Metanodotto, definitivamente archiviato il rigassificatore nel Golfo di Trieste

Il futuro del Golfo di Trieste ha scampato il rischio Rigassificatore, ma il suo spettro è in questi anni rimasto appeso al progetto legato al Metanodotto, due impianti le cui realizzazioni sono sempre state strettamente connesse, come ben chiarito dallo stesso Decreto Ministeriale dove si legge che il metanodotto è un’opera “direttamente collegata alla realizzazione del rigassificatore (nuovo terminale GNL localizzato nel porto di Trieste - Zaule) proposto dalla Società Gas Natural Italia S.p.A.”, la quale “ha presentato richiesta di allacciamento alla rete di metanodotti di Snam Rete Gas”. Un progetto, però, forte altresì di poter essere realizzato anche di per sé stesso, per rispondere eventualmente ad altre esigenze. Oltre alle innumerevoli prese di posizione contro il Rigassificatore, anche in questa ulteriore battaglia, il Comune di Muggia ha ribadito fermamente la propria posizione, presentando (nel novembre 2017) ricorso contro il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, della Società SNAM rete Gas S.p.A. nonché della Società Gas Natural Rigassificazione Italia S.p.A.. In sostanza da Muggia si è richiesto a gran forza l’annullamento del Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con il quale, di concerto con il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è stata disposta la compatibilità ambientale del progetto del metanodotto “Trieste-Grado-Villesse” presentato dalla Società SNAM Rete Gas S.p.A. (e di ogni altro atto presupposto, connesso e/o conseguenziale) ed in particolare dei pareri della Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale che negli anni ha emesso diversi pareri tecnici sulla base dei quali si è espresso il Ministero. Sono ben 32 le pagine con le quali il Comune di Muggia ha esplicato chiaramente come l’ubicazione del metanodotto nel Vallone di Muggia appaia molto problematica e quanto il progetto stesso  fosse irragionevole da innumerevoli punti di vista[1]. “Il ricorso del Comune di Muggia ha messo in evidenza le molteplici criticità anche, ma non solo, in merito alla compatibilità ambientale del metanodotto da realizzare. Criticità che peraltro vengono “superate” mediante una serie di generici rinvii alla fase di progettazione esecutiva. Ma le perplessità sono davvero molte” puntualizzava MarziA rigore di logica, la scelta del tracciato del metanodotto avrebbe dovuto essere preceduta dalla puntuale considerazione dei dati geologici e geofisici dell’area, in modo da poter definire in concreto la pericolosità dell’intervento progettato per una corretta e completa valutazione del rischio, ma non si ha idea neanche dello stato del fondale marino sul quale verrebbe posizionato”. Il Comune di Muggia, il cui territorio sarebbe fortemente pregiudicato dalla realizzazione dell’opera, ha presentato pertanto ricorso contro il Metanodotto scegliendo di essere rappresentato e difeso dalla propria Avvocatura Civica (Avv. Walter Coren e Antonella Gerin). “Interesse ad intervenire in appoggio al ricorso promosso dal Comune di Muggia” era stato poi rimarcato dal governo sloveno. Ferma e decisamente critica la posizione slovena, che aveva sviluppato argomentazioni a supporto di tutti i 4 motivi di impugnazione esplicitati nel ricorso del Comune di Muggia a fondamento della richiesta di annullamento del Decreto impugnato, rimarcando le molteplici criticità anche, ma non solo, in merito alla compatibilità ambientale del metanodotto da realizzare. All’inizio del 2019, facendo seguito ai contatti intercorsi tra i legali delle parti, è stato raggiunto un accordo per l’abbandono della controversia. Il raggiungimento di tale accordo è stato confermato all’udienza pubblica dell’8 maggio 2019. A tre anni di distanza, quindi, è ora con sentenza pubblicata ieri (30/10/2019) che il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio dichiara il “sopravvenuto difetto di interesse”: la società proponente[2], dopo aver rinunciato alla realizzazione del progetto, conveniva di non proseguire neppure nella vicenda processuale. “Non possiamo che tirare un sospiro di sollievo! Non ci siamo risparmiati in questi anni per tutelare Muggia ed il suo golfo in qualsiasi sede possibile contro il Rigassificatore prima ed il metanodotto poi. La realizzazione del metanodotto avrebbe determinato la trasformazione dello stato dei luoghi esistente ed anche un preoccupante aumento dei rischi e dei pericoli per la popolazione residente. Il tutto è sempre stato impensabile e inaccettabile per noi, perché la sicurezza della popolazione ed il rispetto per l’ambiente debbono essere considerati preponderanti anche rispetto ai benefici che si ipotizzavano derivanti dalla realizzazione di Metanodotto e Rigassificatore!” conclude Marzi. “Non si può infine sottovalutare che in alcun modo progetti come questi si sarebbero sposati con un'azione di sviluppo economico che non coinvolgerà solo la nostra Muggia, ma anche il futuro di tutte le attività legate allo sviluppo del Porto. Abbiamo sempre sostenuto tutte le intese del Piano del porto affinché il progetto secondo il quale l’area degradata dell’ex Aquila - oggi dismessa e inserita nel Sito inquinato di interesse nazionale- debba essere recuperata ad usi industriali e portuali. La bonifica di parte dell’area ex Aquila, con la riqualificazione quindi di una zona importante di Muggia, l’indotto in termini economici e occupazionali rientrano tra gli obiettivi che da sempre abbiamo portato avanti e che tutt’ora sosteniamo e che sarebbero inevitabilmente andati a scontrarsi con il Rigassificatore prima ed il Metanodotto poi”. [1] Primo fra tutti la localizzazione: si tratta, infatti, di un braccio di mare di limitate dimensioni, già interessato da un notevole traffico navale - soprattutto a servizio delle strutture del Porto di Trieste, site sulla costa settentrionale- e densamente abitato nelle zone costiere. Sembra, poi, che non si consideri che ci si trova dalla presenza di numerosi impianti industriali, anche a rischio di incidente rilevante -quali per esempio i depositi costieri di carburante ubicati nell’area dell’ex raffineria “Aquila”, i diversi impianti della Zona Industriale di Trieste (tra cui il termovalorizzatore) posti a ridosso del Canale navigabile, i pontili per l’attracco delle navi petroliere con gli allacci alle condutture dell’oleodotto transalpino (terminal olii, gestito dalla Società Italiana Oleodotto Transalpino) e gli impianti dell’acciaieria di Servola (Ferriera)- o che il Piano Regolatore del Porto contempla l’ulteriore e rilevante sviluppo delle attività mediante la realizzazione di nuove infrastrutture ( l’estensione del molo VII, la realizzazione del nuovo molo VIII e i lavori di realizzazione del “terminal ro-ro” nell’area dell’ex raffineria “Aquila”), dalle quali deriverà, ovviamente, un considerevole incremento dei già consistenti transiti delle navi porta container. Dalla planimetria di progetto, peraltro a dir poco vetusta considerando che presenta la nostra costa come un’area completamente disabitata e non urbanizzata, le tubazioni del metanodotto risultano molto a ridosso della costa muggesana, ad una distanza di soli 75 metri dal molo “Cristoforo Colombo” e quindi dal centro storico muggesano. [2] Snam Rete Gas S.p.a.