Immigrazione, Schiavone (ICS): «Nessun segnale che il Comune voglia chiudere lo Sprar»

LANCIO DIRE

Dopo tanto vociare contro l'accoglienza  diffusa dei richiedenti asilo, non c' e' alcun segnale che il Comune di  Trieste voglia chiudere lo Sprar.

Lo spiega alla Dire Gianfranco  Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà (Ics),  onlus che gestisce 90 dei 100 posti del progetto triestino del Sistema  di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar).

«Chiudere e' ora  politicamente e praticamente controproducente- spiega Schiavone-. Nel  momento in cui hanno distrutto la funzione dello Sprar come accoglienza  dei richiedenti asilo, e fatto loro stessi una riforma che prevede  l'inserimento solo dei titolari di protezione internazionale, a questo  punto conviene tenerlo- conclude il presidente dell'Ics- per far si' che  queste persone non finiscano come bombe sui servizi sociali comunali».

Nessun segnale in questo senso neppure secondo la Caritas diocesana di  Trieste, spiega alla Dire il direttore Alessandro Amodeo, che comunque  troverà pronta l'organizzazione: »Il progetto Sprar e' del Comune di  Trieste, quindi prima dobbiamo vedere cosa intende fare  l'amministrazione; poi, caso per caso, decideremo come come aiutare le  persone».

Per conto del Comune, infatti, la Caritas di Trieste gestisce  i rimanenti 10 posti dello Sprar, di cui 8 sono attualmente occupati.  Sebbene si tratti soprattutto di richiedenti di asilo normale, alcuni  ancora in attesa della commissione, secondo la Caritas vi e' comunque un  momento di incertezza per quanto riguarda i titolari di protezione umanitaria.

«Per il momento ne' il Comune, ne' la Prefettura ci hanno  comunicato alcunché'- continua Amodeo-. La situazione dipende infatti  molto da come i prefetti interpretano e applicano questa nuova  normativa. C'e' comunque un progetto, almeno fino a marzo-aprile, per  poter ricoverare le persone eventualmente espulse dall'accoglienza,  almeno di notte: e' il piano per l'emergenza freddo sempre in  collaborazione con il Comune. Quindi e' impossibile di fatto che le  persone non abbiano dove andare a dormire o dove stare»".

In sostanza la  Caritas triestina si accoda a quella della Lombardia che ieri ha  annunciato la linea dell'accoglienza nonostante il decreto Salvini.

»Ma  e' notizia di ieri- conclude Amodeo-, che il decreto Salvini potrebbe  non essere retroattivo. Quindi, comunque tutti quelli che hanno fatto la  domanda prima della sua entrata in vigore, probabilmente rimarranno in  accoglienza».

LANCIO DIRE