«Si alla rappresentanza di genere nei Comuni, no a emendamento Fontanini»

La coordinatrice delle commissioni per la Parità di Regioni e Province Autonome italiane chiede ai presidenti Fedriga e Zanin di fermare l’emendamento che la introduce. Roberta Mori: “non potete ignorare la Costituzione, se approvata, questa norma incoraggia tutti i Sindaci a fare ciò che vogliono.” «Sconcerto e profondo dissenso per la modifica normativa in discussione in Consiglio Regionale tra le “Disposizioni multisettoriali per esigenze urgenti del territorio regionale”, che introduce deroghe alle leggi vigenti in materia di rappresentanza di genere nei Comuni». È quanto esprime in una lettera inviata stamane ai presidenti della Regione Massimiliano Fedriga e del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, la coordinatrice nazionale delle commissioni per la Parità di Regioni e Province Autonome, Roberta Mori. Nel mettere in dubbio la legittimità del cosiddetto emendamento Fontanini, definito come un «intervento normativo ad personam su un ambito di diritto costituzionalmente garantito qual è la parità fra i generi nell’accesso alle cariche pubbliche e istituzionali», la coordinatrice nazionale Mori punta il dito contro la modifica che consentirebbe ai Sindaci di non nominare assessore donne nei loro esecutivi “in assenza di analoga adeguata rappresentanza nel consiglio comunale e qualora lo statuto non preveda la nomina ad assessore di cittadini non facenti parte del consiglio comunale". «Un aggiramento evidente in spregio alla dovuta promozione dell’uguaglianza di genere nei luoghi della decisione, – spiega Mori – che avallerebbe e incoraggerebbe da parte di tanti la ricerca di scorciatoie formali per fare ciò che si vuole.» A nome di tutte le commissioni pari opportunità regionali, la presidente Mori chiede dunque che i proponenti rivalutino nel merito l’emendamento e che si fermi la sua approvazione, perché «le prerogative di una Regione a Statuto speciale non possono ignorare i principi egualitari della Costituzione, quelli stessi che, attuati faticosamente e tardivamente, ambiscono a portare la nostra società fuori da un sistema discriminatorio e ingiusto, traguardando l’obiettivo di una compiuta e moderna democrazia paritaria.»