Primarie Pd, Giorgio Rossetti: «Successo, Paese può tirare sospiro di sollievo»

«Per mesi accompagnato da campane a morto, il PD oggi festeggia giustamente per essere stato riaccreditato come forza credibile di cambiamento. Legittima dunque la soddisfazione e l'orgoglio di militanti che si sono spesi in queste primarie. E un sospiro di sollievo può tirarlo anche il Paese perché si è visto che al governo gialloverde c'è un'alternativa credibile, che non ha la pretesa dell'esclusiva ma la volontà di favorire l 'aggregazione di forze e componenti diverse della nostra società che vogliono il cambiamento. Quello vero». A riferirlo l'ex parlamentare europeo Giorgio Rossetti. «Il risultato - continua Rossetti -  si presta in prima battuta ad alcune considerazioni. La partecipazione al voto e l'affermazione di Zingaretti, che sono andati al di là delle aspettative, indicano che nel popolo del centro-sinistra la volontà di aprire una nuova stagione era anche più forte di quanto non dicessero i congressi di circolo del PD. Per cui gli sconfitti di questa consultazione non sono Martina e Giachetti. È la stagione del renzismo che si voluto chiudere» «L'altra considerazione - ancora -  che si deve fare è che questa consultazione non ha dato tutte le risposte ai molti interrogativi aperti del risultato del 4 marzo 2018, che aveva cause lontane, al di là della stessa gestione renziana del PD. Il meccanismo delle primarie ha trasformato in un referendum fra tre protagonisti un congresso in cui invece si sarebbe dovuto discutere a fondo sulle ragioni della difficoltà delle sinistre in Italia e in tutta Europa. Sono questioni che restano all'ordine del giorno di un percorso che il PD di Zingaretti dovrà affrontare e risolvere. E lo farà tanto più agevolmente se riuscirà a garantire quell'unità che tutti hanno chiesto in questi mesi. Le condizioni ci sono». «Dopo - continua - questo risultato, il superamento delle primarie per l'elezione del segretario può apparire più difficile. In realtà proprio un segretario forte per il risultato conseguito potrebbe avere l'autorevolezza di riconoscere la validità delle primarie per l'indicazione del candidato premier o dei candidati per tutte le cariche istituzionali, dai parlamentari ai sindaci e ai presidenti di regione, riservando invece agli iscritti l'elezione del segretario del partito, come avviene in tutta Europa. Oltretutto la soddisfazione per il risultato non può impedirci di vedere il declino costante, sia pur di poco, dei partecipanti alla consultazione». «Sul piano regionale - conclude - , il PD di Trieste conferma di essere qualcosa di più di una roccaforte della sinistra. Tra i 3 su quattro che sono andati a votare per Zingaretti non c'erano soltanto ex comunisti o rivoluzionari riottosi, ma intellettuali, professionisti, insegnanti, una società civile che ha voluto mandare un segnale preciso anche per quanto riguarda l'esigenza di voltar pagina anche a livello comunale. Ed è un segnale che il PD triestino deve saper raccogliere e tradurre in azione concreta».