PERT - Intervista ad Aldo Rapè

PERT - VITA E MIRACOLI DEL PARTIGIANO SANDRO PERTINI

Giuseppe e Aldo Rapè portano in scena il 15 marzo PERT - Vita e miracoli del partigiano Sandro Pertini al Teatro Miela di Trieste. Un viaggio negli anni caotici e cruenti della Resistenza attraverso il partigiano ligure che un giorno diverrà Presidente. Un'occasione per parlare all'Aldo Rapè scrittore e attore.

Raggiungo Aldo qualche giorno prima del debutto a Trieste e iniziamo a parlare dello spettacolo e del progetto “Il Partigiano Pert in un tour per la Liberazione” che parte  dalla Sicilia e tocca le principali città d’Italia,  i luoghi simbolo della Resistenza Italiana  e i piccoli Comuni della nostra penisola e si concluderà il 25 Aprile 2018 a Milano, nel giorno della liberazione.

L’evento è nato sotto la direzione artistica di Moni Ovadia, (in residenza presso il Teatro Comunale di Caltanissetta)  sullo sfondo della “Resistenza” come scenario privilegiato del riscatto morale e civile di un intero popolo.

Argomento quanto mai attuale la libertà, da dove nasce l'idea e l'ispirazione per questo spettacolo?

L'idea nasce, unitamente a mio fratello Giuseppe, che ha scritto il racconto inedito “E’ arrivata la primavera”, dalla volontà di parlare di uomini di  esempio in un’epoca dove è sempre più difficile incontrarne uno.

Come viene raccontato e qual'è la chiave narrativa per comprendere il personaggio di Pertini?

Viene raccontato nel periodo del partigiano Pertini, quello un po' meno conosciuto, dal 1926 al 1945, anno della liberazione di Milano e fine della guerra. La chiave narrativa è nel protagonista che sembra essere Pertini, ma invece così non è. La narrazione  dall’interno di una cella di un altro detenuto per cause politiche: CIRO.

La scelta di utilizzare quindi l'alter ego di Ciro, Salvatore Cacciatore, uomo del popolo può essere vista come comunanza nella figura di uomo-umanità ?

Certamente la chiave di lettura è proprio quella, ma non solo. Abbiamo anche voluto narrare, in un’epoca di divisione e paure, la comunanza tra Nord e Sud come unico popolo, senza distinzioni, dalla Sicilia alla Liguria.

Come mai la scelta di utilizzare i pupi nello spettacolo?

Fa ovviamente riferimento alla mia terra d’origine ed alla sua tradizione. Musso, Sogno, Carla tre compagni di viaggio insostituibili per il detenuto CIRO.

Il concetto di libertà e amore di Sandro Pertini per Carla possono essere visti come spinte al cambiamento?

Spinte al cambiamento ed all’importanza della condivisione quotidiana delle scelte  e degli ideali.

Il gap del destino di Ciro, torturato e ucciso e quello di Pertini, che diventa Presidente della Repubblica, quale funzione ha nel racconto?

Un unione immaginaria tra Nord e Sud e tra chi ce l’ha fatta e chi no. Pertini rappresenta ed ha rappresentato tutti i fratelli italiani che non ce l’hanno fatta.

L'importanza della funzione didattica dello spettacolo?

Sono convinto che ogni spettacolo dovrebbe sempre averne uno. Il nostro parla di esempio,   di consapevolezza delle proprie scelte e conquista della libertà come bene primario.

Qual'è il messaggio di democrazia e impegno a livello politico e sociale nell'Italia di oggi secondo te?

Sembra un po' tutto così strano. Gli ideali ce li siamo dimenticati. La paura dell’altro e del diverso stanno dominando i nostri giorni e l’improvvisazione in politica è divenuta un valore aggiunto. La politica la si deve fare ogni giorno, con le proprie scelte e le proprie azioni. La vera rivoluzione oggi è tornare alla semplicità della vita quotidiana, per ritrovare l’umanità che si sta smarrendo dietro a proclami, populismi e falsi ideali.

Dopo aver salutato Aldo mi soffermo a pensare a quest'ultima riflessione sul concetto di impegno e “Resistenza”, intesa non solo nell’accezione storica della lotta partigiana al nazi-fascismo  in Italia, ma anche nel suo significato di battaglia interiore in favore dell’impegno per la costruzione di un domani migliore per tutti.

Un modo per imparare ad essere sempre partigiani. Partigiani nel significato più bello che questa parola può assumere. Il partigiano come uomo di parte,  che si assume la responsabilità delle proprie scelte, prende posizione e non si lascia comprare  da nessuno.

Trombetta Martina