Pasqua, Messaggio dell'Arcivescovo Crepaldi: «Paure crescenti a causa della mancanza di lavoro»

Di seguito il testo del Messaggio dell'Arcivescovo Mons. Giampaolo Crepaldi alla Diocesi nell'imminenza della Santa Pasqua.

Carissimi fratelli e sorelle,

“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, pensate alle cose di lassù… la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,1.3). Per descriverci la Pasqua e i riflessi che ha nella vita di ciascuno di noi, san Paolo usa questa singolare immagine: “la nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio”, nascosta come si nasconde un tesoro, un oggetto di grande valor Cosa vuol comunicarci san Paolo? Vuole dirci questo: anche se la nostra vita è scialba essa è resa ricca dall’infinita pazienza di Dio; anche se è segnata dal male, essa è custodita dalla paternità di Dio e dall'attesa del nostro ritorno; anche se appesantita da tanti peccati, essa può sempre sperare nel dono divino del perdono che fa nuove tutte le cose. La Pasqua ci fa sperimentare questa consolante verità: ognuno di noi è prezioso agli occhi di Dio. Ce lo ricorda l’evangelista Giovanni quando, per introdurci al racconto della lavanda dei piedi, ci dice che “Gesù sapendo che era giunta la sua ora… dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine!” (Gv 13,1). Ancora una volta la Pasqua di Cristo viene a dirci che Dio ci ama e ci ama di un amore concreto, tangibile, che non ha esitato a mandare suo Figlio, il suo unico Figlio. San Francesco di Assisi, quando sostava davanti al crocifisso, piangeva al pensiero di questo amore incontenibile di Dio, consapevole che se anche l’Amore non è amato, non per questo smette di amare!

Carissimi fratelli e sorelle, con la Pasqua del Signore Gesù la morte non ha più potere sull'uomo e sul mondo. Tuttavia rimangono ancora numerosissimi segni del suo tragico dominio. Cristo, che ha estirpato la radice del male, chiama ognuno di noi ad aiutarLo nel compito di affermare la sua vittoria sulla morte, combattendo con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell'amore. In questa prospettiva, la Pasqua del Signore è una grazia; la Pasqua del Signore è una chiamata; la Pasqua del Signore è un compito e una missione, da vivere con dedizione e carità, anche a Trieste. Nessuno deve tirarsi indietro in questa impegnativa battaglia iniziata con la Pasqua di Cristo. In un tempo di povertà antiche e nuove, di fratelli e sorelle costretti a lasciare la propria terra in cerca di sopravvivenza, di paure crescenti a causa dell'incertezza del domani per mancanza di lavoro, di crescente fragilità delle nostre famiglie, di mancato rispetto del valore della vita al suo nascere e al suo terminare, è urgente collaborate con il Signore risorto che ha fatto nuove tutte le cose per costruire un mondo nel segno della civiltà dell'amore. A Pasqua, la Chiesa invoca Maria perché accompagni tutti noi verso il porto sicuro della salvezza che è il cuore di Cristo, la Vittima pasquale, l'Agnello che ha redento il mondo, l'Innocente che ha riconciliato noi peccatori col Padre. A Lui, Re vittorioso, a Lui crocifisso e risorto, noi gridiamo con gioia il nostro Alleluia! In questo orizzonte di luce e di speranza, auguro a tutti una santa e buona Pasqua!