Pahor (ITIS): «Grazie al Governo pagheremo 130mila euro in più di imposte»

Con l’eliminazione dell’agevolazione sull’IRES per il mondo del Volontariato e del No-profit si colpiscono le persone più fragili e bisognose di aiuto”.

Non usa giri di parole il presidente di ITIS Aldo Pahor per evidenziare quanto sbagliata sia la decisione del Governo di far lievitare, anche per il Terzo Settore, dal 12% al 24% l’imposta che colpisce il reddito d’impresa.

“ ITIS in quanto ente no-profitspiega Pahorrientra a tutti gli effetti nell’alveo delle associazioni afferenti al Terzo Settore e pertanto la volontà del Governo grava anche sul nostro bilancio: la nostra IRES aumenta così di 130mila euro e si consolida a 260mila euro annui”.

E’ dal 1953prosegue il presidente - che al mondo del Volontariato e del No-profit viene riconosciuta un’agevolazione sull’imposta che aggredisce il reddito d’impresa. E non potrebbe essere diversamente considerato che gli enti del Terzo Settore non hanno come finalità il lucro”.

Dopo tagli e razionalizzazioni nella spesa corrente finalizzati al contenimento delle rette che abbiamo attuato in sede di bilancio preventivosottolinea Pahor - il raddoppio dell’imposta ci mette in seria difficoltà. Per mantenere inalterato il livello di assistenza ai nostri anziani non abbiamo altra soluzione, oltre all’adeguamento Istat, che aumentare la retta giornaliera”.

L’aumento è di 0,88 centesimi al giorno che saranno impiegati per coprire le maggiori imposte decise dal Governo.

Qualora il Governo decidesse di fare retromarcia - spiega il presidente Pahor - saremmo pronti a restituire alle famiglie quanto da loro pagato in più per questo aumento di imposta. La scelta di aumentare la retta giornaliera è stata sofferta e nessuno avrebbe voluto imboccare questa strada. Ma è una decisione di responsabilità che mira a tutelare l’interesse delle famiglie poiché il mancato dietrofront governativo nel 2019 non ci consentirebbe l’adeguamento della quota in corso d’anno con la conseguenza che le minori risorse disponibili si ripercuoterebbero negativamente sulla qualità e quantità dei servizi erogati ai nostri anziani”.