Nel ricordo di Bruno Chersicla, presentato in municipio il libro Cafè-acquarelli nei caffè

Pittore, scultore, disegnatore, ma anche musicista. Una passione per l’arte a tutto tondo. Era Bruno Chersicla, artista concittadino di grande spessore, dallo stile inconfondibile, dalla personalità sensibile, acuta, aperta alle espressioni di avanguardia della cultura del ‘900. A sei anni dalla sua scomparsa, ricorrenti proprio nella data odierna, Chersicla è stato ricordato in Municipio, alla presenza della sua compagna signora Melitta Botteghelli e del Sindaco di Trieste. Sono intervenuti anche gli amici di sempre, Piergiorgio Mandelli con la moglie Gabriella, Lodovico Zabotto e Serena del Ponte. In questa occasione è stato presentato il libro Cafè-Acquarelli nei caffè, a cura di Melitta Botteghelli e Diego Nardin, con testi dagli appunti di Chersicla, di Piero Franz, Piergiorgio Mandelli e Alessandro D’Anna. Il libro, attraverso i disegni dell’artista tratteggia, in un’originale veste grafica, la storia dei caffè in cui si era recato durante i suoi viaggi, tra cui anche quelli di Trieste: il caffè “Rosa” di via San Marco 19, a San Giacomo, e lo storico Caffè San Marco. Chersicla, formatosi all’Istituto Statale d’Arte “Nordio” era partito alla volta di Milano nel lontano ‘66, dov’era riuscito ad affermarsi grazie allo spiccato talento dopo una gavetta durissima vivendo in una stanza di 2 metri per 3, che era abitazione e studio, in cui lavorava fino a notte fonda, mentre di giorno era occupato in un’azienda grafica. Poi in Brianza acquistò una vecchia filanda semidistrutta a Zoccorino di Besana, in Brianza, che trasformò in una casa-laboratorio che lui chiamava “la bohème” in cui realizzava le sue opere. Ma tornava molto spesso nella sua amata Trieste, nella casa-studio di via San Marco. Un personaggio straordinario, ha sottolineato il Sindaco, che nel 2009 era stato premiato con il “San Giusto d’Oro” per aver onorato nella sua carriera la città di Trieste. E che viene ricordato per aver realizzato nel 2001, il mega-graffito sull’intera superficie di piazza Unità d’Italia facendo entrare Trieste nel libro dei Guinness dei Primati. 4572 volontari con  3 tonnellate di vernice, avevano contribuito alla realizzazione di una gigantesca opera d’arte di ben 9323 metri quadri raffigurante Trieste quale porta d'Oriente in campo azzurro con sette stelle dorate, che ricordano la bandiera dell'Europa. La compagna Melitta ha sottolineato l’importanza di mantenere vivo il suo ricordo anche tramite ulteriori pubblicazioni, tra cui un libro dedicato alle innumerevoli cartoline dipinte prima di partire per le varie mète dei suoi viaggi, per non dimenticare.. Un artista che affascinava il pubblico e riscuoteva molto successo con le sue opere di carta o legno, Ritratti e Paesaggi della Mente dalle radici mitteleuropee dando spazio alla fantasia fuori dagli schemi, e negli anni ‘70 dedicandosi alla raffigurazione delle forme geometriche, in seguito affrontando il ritratto, in particolare dei personaggi delle avanguardie storiche: Klee, Tapies, Svevo, Joyce, Klimt, Depero, presentandole in mostre molto importanti, da Atlanta a Chicago, Lubiana, Miami, New York, Parigi, Toronto. Ispirandosi anche alle tecniche innovative che aveva sperimentato nella Trieste degli anni ‘60, costituendo il gruppo Raccordosei con Reina, Caraian, Cogno, Palcich e Perizi. Diversi gli scritti pubblicati, tra cui due diari legati ai suoi ricordi di Trieste e il “Collezionista”, con la raccolta dei disegni di molti artisti.