Natale, Crepaldi: «Amore sia matrimoniale, fedele e fecondo»

Di seguito e in allegato si invia il Messaggio dell’Arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi per la solennità del Natale del Signore.

Carissimi fratelli e sorelle,

1.  "Il paradiso di Dio è il cuore dell’uomo”. Con queste parole, Sant'Alfonso Maria de Liguori ha mirabilmente espresso tutta la verità del Natale. Infatti, il desiderio di Dio, fin dalla creazione del mondo, è sempre stato quello di venire ad abitare tra noi e in noi. Con la sua nascita a Betlemme, potremmo dire che il Signore Gesù Cristo realizza il suo sogno. In maniera silenziosa, di nascosto, in forma discreta e umile, Egli entra nella storia di ogni uomo, nella storia mia e di tutti noi, e nulla è più come prima. Ogni tentativo di evitarlo, di rimuoverlo, di cancellarlo dalla storia è e sarà vano. Con la venuta tra noi, Gesù è venuto a dirci la verità circa Dio stesso. Poiché l’essere divino nella sua profondità è amore, è grazia, è misericordia, Dio è venuto a dircelo col linguaggio più appropriato: non della grandiosità e della potenza, ma dell’umiltà e della semplicità. È questo il nostro Dio, il Dio che è il Bambino nato a Betlemme. Egli non ha voluto regnare su di noi mediante l’esercizio del suo potere, ma attraverso la rivelazione del suo amore. Inoltre, Dio, rivelandoci la verità circa Se stesso, ci schiude il senso di tutta la realtà in cui viviamo. La realtà cessa di essere per noi "l’acerbo indegno mistero delle cose" (G. Leopardi Le ricordanze 71-72). Tutta la realtà non è frutto del caso irrazionale, ma porta in sé la traccia di una Ragione e di un Amore che ordinano e guidano: diventa dotata di senso perché creata da un atto di amore.

2.    Carissimi fratelli e sorelle, dalla mangiatoia di Betlemme splende la luce che, illuminando il mistero di Dio, illumina anche tutta la realtà umana. In questa salutare prospettiva, l'Amministrazione comunale ha posto il presepio in piazza dell'Unità, cuore pulsante di Trieste, dando espressione alla lodevole consapevolezza che i simboli della tradizione cattolica fanno parte della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra identità. E così, le strade illuminate della nostra festosa Città, le luci dell’albero e del presepe delle nostre case servono a ricordarci che a Natale celebriamo la venuta di Colui che ha detto: “Io sono la luce del mondo. Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. E ancora: “Come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce”. Anche noi, a Natale siamo posti di fronte a questa scelta: o accogliamo questo dono immenso che è il Figlio di Dio, luce del Padre che ci fa diventare suoi figli, o rifiutiamo la luce per vivere nelle tenebre; ma chi cammina nelle tenebre non sa dove va, non conosce il senso vero della vita. Quanta oscurità, confusione, tristezza, disperazione, quante paure, delusioni, tradimenti, quanta tenebra anche a Trieste! Se accolta, la vera luce ha invece la potenza di cambiarci il cuore e la vita. La vera luce è proprio il Verbo di Dio venuto fra di noi per fugare le tenebre e per trasformarle in luce. Lasciamo allora che la luce del Natale illumini il nostro cuore e la nostra esistenza; illumini le nostre famiglie chiamate alla santità dell'amore matrimoniale, fedele e fecondo; illumini il valore incommensurabile della vita dal suo concepimento fino alla sua fine naturale; illumini i nostri governanti affinché siano capaci, con onestà e intelligenza, di custodire e coltivare il bene comune; illumini i malati e i sofferenti nel corpo e nell'anima nella loro ricerca di un senso compiuto della vita anche nel dolore e nella sventura; illumini il mondo della scuola affinché sia in grado di offrire un servizio educativo che promuova i bambini e giovani ad essere uomini e donne capaci di rendere migliore il nostro futuro; illumini il mondo del lavoro nell'impegno di garantire nuova occupazione e condizioni di equità e giustizia per tutti; illumini ognuno di noi, richiamandoci al sacrosanto dovere della solidarietà con chi è povero ed emarginato e dell'amicizia civile. A Natale ognuno di noi cessa di essere "qualcosa" e diventa "qualcuno", perché Dio si prende cura di noi: non un Dio che è una lontana causa del mondo, indifferente alla nostra sorte, ma un Dio che si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Buon Natale a tutti!