Muggia, 700 mila euro in meno di entrate: le scelte dell'amministrazione comunale

Preso atto della grave situazione prodotta sul bilancio comunale dalla finanziaria della Regione che ha tagliato i trasferimenti al Comune di Muggia per 460.000 euro e ha prodotto un ulteriore ammanco nelle casse comunali per 250.000 euro per un “buco” complessivo di più di 700.000 euro, l’Amministrazione ha dovuto adottare le scelte conseguenti. Scelte condizionate pesantemente dalla ristrettezza dei tempi a disposizione per valutare il da farsi, posto che la legge fissa al 31 marzo il termine ultimo per approvare le tariffe e le aliquote delle imposte comunali. Proprio la ristrettezza dei tempi nel dover reperire una somma che complessivamente si attesta attorno al milione di euro (ai tagli regionali vanno aggiunti i circa 300.000 derivanti dalla crescita esponenziale dei minori affidati dal Tribunale al Comune) ha di fatto fortemente limitato le possibilità di scelta rimaste al Comune per garantire l’indispensabile pareggio del bilancio. Perché il mantenere i conti a posto, il costante equilibrio tra entrate e spese, il puntuale rispetto dei numerosi vincoli della finanza pubblica sono sempre stati una scelta pregiudiziale di questa Amministrazione. Non si è mai voluto fare facile propaganda politica facendo promesse non sostenibili, non si è mai voluto rinviare la soluzione dei problemi o adottare soluzioni estemporanee che di fatto avrebbero lasciato e lascerebbero nel bilancio comunale, e conseguentemente sulla testa dei cittadini, incertezze e problematiche che domani sarebbero state di ancor più difficile soluzione. L’attenta cura dei conti pubblici è stata e rimane uno dei tratti distintivi di questa Amministrazione. Il Comune di Muggia è un ente sano dal punto di vista finanziario e tale si vuole che resti. Per questa ragione, nel rispetto di questa modalità di interpretare il proprio ruolo di amministratori pubblici, tra l’opzione di tagliare servizi o di rivedere le aliquote dei tributi comunali si è scelto, pur amaramente, di operare su quest’ultimo fronte. Il taglio dei servizi, per recuperare in brevissimo tempo (le economie sarebbero dovute maturare in soli 9 mesi) una somma così consistente, sarebbe stato, infatti, di gravissimo impatto sulla cittadinanza e, in particolare sulle persone più deboli. Avrebbe voluto dire tagliare pesantemente servizi quali la Casa di riposo, tagliare le diverse forme di sostegno economico dato ai bisognosi e più in generale ridurre pesantemente i servizi alla persona. Avrebbe significato abbassare la capienza dell’Asilo nido, ridimensionare i servizi erogati nell’ambito educativo (es. pre e post accoglimento, centri estivi, ecc.) e tagliare i contributi al mondo delle associazioni. Anche la cura del territorio, la promozione turistica e la vita culturale del comune ne avrebbero pesantemente risentito con riduzione degli interventi di manutenzione, con la chiusura del teatro e degli spazi museali, con la cancellazione delle manifestazioni sportive e culturali/promozionali. Anche la massima manifestazione comunale del Carnevale avrebbe patito il taglio delle risorse economiche a lei assegnabili. E tutte queste scelte avrebbero avuto una ricaduta fortemente negativa in termini economici sul tessuto imprenditoriale/commerciale del territorio. Ma questa Amministrazione non crede in un comune mero erogatore di “carte di identità”. Non si vuole accettare il ruolo che sempre più il legislatore nazionale e regionale riservano ai comuni, soprattutto a quelli medio-piccoli, riducendoli a essere solo un “grande ufficio burocratico” e un esattore delle imposte (che molte, troppe volte, non restano nelle casse comunali ma finiscono allo Stato). Per queste motivazioni si è scelto di preservare i servizi forniti alla cittadinanza e di operare, come detto con grande disappunto e ritenendo questo il male minore, su due imposte comunali, l’IMU e l’addizionale comunale. Gli aumenti che si prevede di adottare vedono un aumento dell’aliquota base dell’IMU, (imposta che non tocca le prime case, salvo quelle cd. di “lusso”) dello 0,05% secondo il quadro sotto riportato.

Tipologia Aliquota 2018 Nuova aliquota 2019
Aliquota base 0,76% 0,81
Abitazioni principali appartenenti alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 e relative pertinenze 0,35% 0,35%
Unità immobiliari di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata locate 0,40% 0,40%
Unità immobiliari locate a titolo di abitazione principale nel rispetto delle condizioni definite dagli accordi previsti dall’art. 2 comma 3 della Legge 9/12/1998 n. 431 in materia di riforma degli affitti (c.d. Patti territoriali). 0,56% 0,61
Unità immobiliari non utilizzate né locate da almeno 2 anni al primo gennaio 2015 0,81% 0,81

Per diverse delle fattispecie assoggettate all’imposta non vi è alcun aumento e si confermano le aliquote dello scorso anno e si resta lontani dai limiti massimi fissati dal legislatore (la somma tra IMU e TASI non può superare il 10,6%). Nei casi interessati dall’aumento si resta in linea con quanto in previsto nella maggior parte dei comuni regionali e nazionali. L’aumento, laddove previsto, per il contribuente si attesta al 6-7% dell’imposta dovuta. Si deve, inoltre, operare anche sull’addizionale comunale prevedendo una aliquota unica dello 0,8% ma alzando, a tutela delle fasce più deboli, la soglia di esenzione dagli attuali 10.000 euro a 12.500 euro.

Reddito imponibile ai fini IRPEF Aliquota 2018 Nuova aliquota 2019
Oltre 12.500 euro fino a 15.000 euro 0,40% 0,80
oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro 0,42% 0,80
oltre 28.000 euro e fino a 55.000 euro 0,65%

0,80
oltre 55.000 euro e fino a 75.000 euro 0,79%

0,80
oltre 75.000 euro 0,80%

0,80

L’estensione della fascia di esenzione consente per chi ha un reddito compreso tra i 10.000 i 12.500 euro di risparmiare tra i 45-50 euro annui. Mentre gli aumenti stimati per gli altri scaglioni vanno da circa 50 euro a un massimo di circa 100-120 euro annui. Questa Amministrazione non voleva alzare le tasse e nell’approvare il bilancio era riuscita a farlo senza tagliare i servizi. Le scelte della Regione e alcuni eventi imprevisti ci costringono a constatare che i Comuni sono l’anello debole dell’apparato burocratico statale, dovendo subire le leggi statali e nazionali. Sono l’Ente più vicino al cittadino ma hanno sempre meno risorse per curare la nostra cittadinanza e dobbiamo promuovere il nostro territorio e le nostre realtà produttive. Ma nonostante ciò non vogliamo abdicare al nostro ruolo di amministratori della nostra comunità e a cercare di promuoverne il benessere e lo sviluppo. Pur in un contesto sempre più difficile ci impegneremo a ottimizzare l’impiego delle risorse economiche disponibili, a ricercare nuove forme di finanziamento per sostenere l’attività del Comune e a valorizzare da subito il patrimonio del Comune. Nessuna promessa ma fatti concreti che già nei prossimi mesi concretizzeremo portando a compimento alcune delle scelte che sono state poste allo studio per migliorare la nostra città e la vita di chi ci abita.