Burger vegani e bistecche di soia: Parlamento Europeo vota sui termini che identificano i prodotti

Una distinzione legale tra i termini che si riferiscono al mondo carnivoro e quello vegano e vegetariano: si decide oggi, martedì 20 ottobre, della normativa che definisce i termini legati ai vari cibi.

 

Se si chiama “steak” - bistecca in inglese - o “burger” dovrà essere fatta al 100% di carne; una legge che esiste già dal 2018 in Francia, tramite provvedimento di Jean-Baptiste Moreu, agricoltore e membro del movimento politico del presidente Macron. L’Unione vegetariana europea (Uve) ha comunicato che il mantenimento di termini universali aiuti ad identificare meglio gli alimenti, creando una piacevole aspettativa nel cliente. Moreau denunciava quanto questa strategia fosse “ingannevole”: «È importante combattere le affermazioni false. I nostri prodotti devono essere designati correttamente: i termini di formaggio o bistecca saranno riservati per prodotti di origine animale» scriveva su Twitter.

 

In italia a riguardo si è espressa Mara Bizzoto (Lega) che chiede come si possa «chiamare salsiccia un prodotto fatto in laboratorio al cui interno non c'è un solo millimetro quadrato di carne? Per noi non può esistere la carne senza carne e siamo pronti alle barricate per fermare questa vera e propria follia».

 

Un provvedimento che se approvato colpirà indistintamente grandi e piccole aziende, tant’è che Findus, Burger King, Nestlé, Kellogg's e molti altri da anni si mobilitano a supporto della produzione e distribuzione dei cosiddetti “burger vegani” a base di soia. 

 

Potrebbe essere l’eurodeputato francese Eric Andrieu ad aver trovato la soluzione: distinguere tra termini “esclusivi” alla carne (termini come ossobuco, filetto o costolette) e termini più generici come burger o nugget o addirittura bistecca, anche al mondo vegano e vegetariano.