Italia in miniatura al Salone degli Incanti, la proposta scatena la polemica in città

"Un'idea inutile, vecchia e copiata in versione povera da Rimini, incredibile l'innamoramento di Dipiazza per quello che si prefigura come un grande plastico. Mancano i trenini. Per capire come sia assurda quell'Italia in miniatura che si dice di voler piazzare nel Salone degli Incanti, basta pensare a cos'è quella originale: 85mila metri quadri di vero e proprio parco tematico, con attrazioni di ogni tipo, mascotte e fumetto compresi, per 500mila visitatori annui. Qui non è stato fatto nemmeno lo sforzo di riconoscere la speciale identità del luogo 'Trieste', magari ipotizzando di esporre la nostra città nell'ambito della Mitteleuropa e istro-dalmatico. Che poi è uno dei motivi per cui i turisti vengono qua.
Il problema che la ventennale giunta Dipiazza non vuole affrontare ma solo eludere è 'che fare' di quell'edificio, e pur di toglierselo di torno e non pensarci più va bene tutto, anche la sua imbalsamazione con i modellini ad uso croceristi".
 
A riferirlo il consigliere comunale del Pd Luca Salvati. 
 
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"A me quello che rattrista di più non è che la Giunta spinga un'iniziativa (quella dell'Italia in miniatura nell'ex Pescheria) che andava bene nella Romagna degli anni '70 e non certo oggi a Trieste, ma che non ci sia nemmeno un politico del centro destra che dica con chiarezza che questo progetto non dovrebbe essere realizzato nella nostra città.
Lo dico ad amiche e amici di fede conservatrice: ma perché non chiedete ragione di questo silenzio ai politici che avete eletto? Perché non chiedete loro di battere un colpo?
Tra l'altro, diciamolo,  siamo anche in campagna elettorale  e ci sarebbe anche l'interesse a posizionarsi.
Dai su: capisco che su Ovovia, Tram, galleria Foraggi si possa non voler mettere in imbarazzo la Giunta. Ma il tema cultura è troppo importante per continuare a essere così bistrattato.
Orsù, battete un colpo, figli di Indro!". A riferirlo il consigliere comunale di Punto Franco Alberto Pasino.
 
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"Non ci sorprende che Vittorio Sgarbi intervenga con un’intervista rilasciata al Piccolo per giustificare le miopi scelte culturali di questa amministrazione comunale in materia di musei, dal momento che aveva già sostenuto il sindaco in campagna elettorale.
Da anni è in atto un’operazione per depotenziare e svuotare le istituzioni museali cittadine rendendole scatole vuote gestite senza alcuna visione. Assistiamo all’acquisto di mostre di basso livello “chiavi in mano”, invece di vedere potenziato il nostro ricco patrimonio culturale, sempre più svilito e in abbandono (come abbiamo recentemente constatato nella nostra ultima esplorazione urbana visitando il Museo della guerra per la pace di de Henriquez). 
Secondo questa visione, la cultura dovrebbe diventare uno strumento di propaganda in mano alla politica, con i musei cittadini ridotti a mera funzione di intrattenimento e passatempo. Liberarsi dei direttori scientifici, competenti anche in management culturale, è l’ultima mossa della Giunta per avere mano libera senza doversi confrontare con fastidiosi tecnici qualificati.
Da anni tutti gli organi nazionali e internazionali, come il Ministero della Cultura e l’International Council of Museums, insistono affinché i musei diventino istituzioni autonome e indipendenti dalle scelte politiche, con una struttura di governo scelta in base alle effettive competenze sia dal punto di vista manageriale che scientifico, in grado di promuovere anche la sostenibilità economica di queste importanti istituzioni. Esattamente nella direzione opposta in cui si sta andando a Trieste.
I nostri musei sono visibilmente in affanno, da anni il personale andato in quiescenza non viene sostituito da figure capaci di portare nuova energia e nuove professionalità. In questo vuoto di visione e di programmazione, ha gioco facile l’onnipresente Vittorio Sgarbi nel proporsi “gratis” quale gestore del futuro polo museale al Magazzino 26. Non è di fumo negli occhi che i cittadini hanno bisogno, ma di professionisti dedicati a tempo pieno alla valorizzazione dei musei di Trieste.
Infine, ecco l’ultima grande idea di questa Giunta: usare il Salone degli Incanti (l’ex Pescheria) per un’installazione permanente dell’Italia in miniatura. È l’ennesima dimostrazione del fatto che si cerca di coprire l’incapacità di fare una seria programmazione culturale con il nome dell’archistar di turno a cui affidare progetti vecchi e stantii." A riferirlo Adesso Trieste