San Giusto, scoperto e benedetto il busto di monsignor Antonio Santin

"Lo scoprimento e la benedizione del busto di monsignor Antonio Santin sulla facciata della cattedrale di San Giusto è un momento di grande emozione per me e per tutta la città di Trieste. Santin rappresenta un simbolo per le nostre terre e celebrarne la memoria significa comprenderne il valore e tenerne alto il ricordo".
 
Lo ha affermato l'assessore regionale Pierpaolo Roberti oggi intervenendo alla cerimonia a memoria del grande Vescovo, Defensor Civitatis, alla quale ha presenziato, tra gli altri, anche l'assessore regionale Fabio Scoccimarro.
 
"Nato nella italianissima Rovigno in Istria nel 1895, Santin divenne vescovo delle Diocesi unite di Trieste e Capodistria nel 1938 - ha ricordato Roberti -; visse alcune delle pagine più difficili della storia, tra guerre e occupazione jugoslava, vivendo soprattutto l'esodo, il dramma delle Foibe e il terrore della pulizia etnica. Fu faro per tanti istriani all'interno di una storia che ha riservato a Trieste nel XX secolo drammatiche vicende".
 
Roberti ha ricordato il voto di monsignor Santin alla Madonna nel 1945 per la salvezza della città minacciata di distruzione a causa degli eventi bellici "da quel voto - ha indicato Roberti - nacque il progetto del Santuario Mariano di Monte Grisa visitato nel 1992 da San Giovanni Paolo II, santuario oggi amorevolmente custodito da Don Moro".
 
Il busto, opera dello scultore Marcello Mascherini, fuso presso la fonderia Railz di Moimacco, è stato collocato su mensole in pietra d'Aurisina. I lavori, coordinati dall'architetto Eugenio Meli ed eseguiti dalla ditta Rosso costruzioni, sono stati concordati con la Soprintendenza che ha seguito la progettazione e i lavori attraverso l'architetto Francesco Crecich. 
 
Di seguito l'Omelia del Vescovo
 

Distinte Autorità, cari confratelli nel sacerdozio, fratelli e sorelle,

sono particolarmente grato al Signore per avermi dato l'opportunità di benedire, nella solenne giornata in cui la Chiesa ricorda i Santi Pietro e Paolo, il busto di S.E. Mons. Antonio Santin collocato nella facciata della Cattedrale di San Giusto. Con lo scoprimento e la benedizione del busto di questo mio illustre predecessore giunge a compimento il giusto riconoscimento del valore che il Vescovo Santin ebbe nella storia della Diocesi tergestina e della città di Trieste, opportunamente da tutti ricordato come Defensor civitatis. Del popolo che Dio gli aveva affidato - popolo che sperimentò sulla propria pelle tutte le problematiche più acute del cosiddetto secolo breve e fu tragicamente travolto da drammatici eventi - Mons. Santin fu, con amore evangelico e coraggio civile, Pastore e Padre. Pastore tutto dedito al suo popolo le cui istanze non temeva di rappresentare presso le varie realtà politico-istituzionali secondo le necessità del momento soprattutto quando i tempi si fecero bui, incerti e violenti; Padre vicinissimo a chi subiva lo sfregio di contingenze storiche impetuose, senza fare distinzioni di sorta e con una dedizione totale che non aveva riguardo a mettere a repentaglio la propria vita. In mezzo a mille conflitti, bellici e ideologici, il Vescovo Santin si schierò, soprattutto nel primo decennio del suo lungo episcopato tergestino, ponendosi dalla parte di Dio e dalla parte del popolo, improntando la sua azione alle superiori esigenze del suo ministero religioso e pastorale. Cercò incessantemente di far capire quanto fosse distruttivo il mancato riferimento a Dio nel governo delle persone e della storia e quanto fosse indispensabile il rispetto dei valori morali della persona umana per costruire un mondo di giustizia e di pace. Soprattutto nella notte tenebrosa che avvolse Trieste e le terre vicine durante le vicende della II guerra mondiale e dell'immediato dopo guerra, Mons. Santin fu il riflesso di una luce che aveva la sua fonte nel Vangelo di Gesù Crocifisso. Fu un uomo del e per il popolo, perché era un uomo di Dio. Infatti, Egli visse la sua personale tragedia con un'incrollabile fede che lo portò a mettersi in ginocchio, pregando e invocando la materna protezione della Madre Maria. Basti questa pagina del diario del grande Vescovo quale prova della sua esemplare statura spirituale: "Qui sull'altare della mia cappella, davanti al S.S. Sacramento, oggi 30 aprile 1945, festa di S. Caterina da Siena, Patrona d'Italia e apertura del mese di Maria, alle ore 19.45 in un momento che è forse il più tragico della storia di Trieste, mentre tutte le umane speranze per la salvezza della Città sembrano fallire, come Vescovo indegnissimo di Trieste mi rivolgo alla Vergine Santa per implorare pietà e salvezza. E faccio un voto privato e un voto che riguarda la città. Questo secondo è il seguente: se con la protezione della Madonna Trieste sarà salva, farò ogni sforzo perché sia eretta una chiesa in suo onore. Quell'immagine della Madonna di fronte alla quale il Vescovo Santin pregò tra pochi mesi potrà essere oggetto di pubblica e orante venerazione nella Chiesetta dei santi Rocco e Sebastiano in Cavana. A chi se non a Lui andava il doveroso riconoscimento che oggi gli viene tributato dalla Diocesi e dalla Città di Trieste con lo scoprimento e la benedizione del suo busto nella facciata della Cattedrale di San Giusto?

Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno reso possibile questa opera meritoria: il benefattore che, spinto da un nobile moto di riconoscente memoria, ha sostenuto con le sue sostanze quanto era necessario per realizzarla; la Soprintendenza che ha seguito la progettazione e i lavori attraverso l’architetto Francesco Crecich; la fonderia Railz di Moimacco che ha realizzato il busto, opera dello scultore Marcello Mascherini, collocato su mensole in pietra d’Aurisina; l’architetto Eugenio Meli che ha coordinato i lavori, eseguiti dalla ditta Rosso costruzioni. Il busto del Vescovo Santin resti per tutti come un monito salutare e profetico che, ricordandoci il passato, ci responsabilizzi verso il presente e il futuro nel segno cristiano della pace e della giustizia.