Incontro Acli, Crepaldi: «Come cristiani siamo chiamati a proporre visione alta del lavoro»

Di seguito la lettera inviata dall'arcivescovo Crepaldi all'Incontro Nazionale di Studi 2018 delle ACLI in corso di svolgimento a Trieste

Caro Presidente,

La ringrazio sentitamente per avermi invitato a partecipare all'Incontro Nazionale di Studi 2018 delle ACLI, che affronta il tema: Le ACLI nelle periferie del lavoro e della convivenza. Purtroppo Le devo comunicare che non mi è possibile prendervi parte perché, negli stessi giorni, devo essere in Polonia per l'Assemblea Annuale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee dove devo presentare il Rapporto della Commissione di pastorale sociale. La cosa mi dispiace molto sia per i legami che, fin da giovane prete, ho sempre coltivato con le ACLI, sia perché l'incontro di quest'anno si tiene proprio a Trieste dove è opportunamente previsto il ricordo di Livio Labor che, quando svolsi il mio ministero presso la CEI, ebbi modo di conoscere e di collaborare.

Il tema che viene affrontato nell'Incontro delle ACLI è di grande rilievo e spessore, toccando attualissime problematiche del lavoro, quanto mai bisognose di un approfondito discernimento etico ed antropologico. Come cristiani, infatti, siamo chiamati a proporre una visione alta del lavoro, corrispondente all'altissima dignità della persona umana, che del lavoro è il soggetto ed il fine. I grandi documenti del Magistero sociale hanno accompagnato tutti i grandi cambiamenti del lavoro avvenuti negli ultimi cento e più anni, contribuendo a salvaguardare sempre la dignità della persona. Anche ora, pur in presenza di cambiamenti molto significativi, è necessario avere chiari i criteri per i quali un lavoro può essere definito «decente»[1] ed è necessario ripensare anche il modello economico complessivo affinché esso non produca «costi umani» insostenibili[2], primo fra tutti la perdita della possibilità di lavorare decentemente per tante persone, con la catena di conseguenze negative che ciò scatenerebbe[3]. Sono punti di estrema attualità, che andrebbero continuamente ribaditi: come cristiani non possiamo stancarci di richiamare questi aspetti, invitando ogni attore a tenerne conto seriamente e in maniera concreta. Papa Francesco ci dice che «non possiamo evitare di essere concreti - senza pretendere di entrare in dettagli - perché i grandi principi sociali non rimangano mere indicazioni generali che non interpellano nessuno»[4].

Questo comporta avviare percorsi di maturazione da fare insieme in vista di un concreto impegno da cristiani nella società di oggi. Vorrei sottolineare questo "da cristiani", perché la Dottrina sociale della Chiesa - che è di casa nelle ACLI - è "annuncio di Cristo nelle realtà temporali". Ma non un Cristo generico, vagamente umanitario, sdolcinatamente compassionevole, non un Cristo buono per tutte le stagioni, che possa essere tirato per la tunica di qua e di là, ma il Cristo confessato dalla fede apostolica, il Cristo che si incontra nella Chiesa, il Cristo che è l'Alfa e l'Omega, Creatore e Signore della storia. Questo Cristo è all'origine della società umana, in quanto Creatore, e ne è il Signore ultimo, in quanto Redentore. La Dottrina sociale della Chiesa ci aiuta a maturare questa visione "alta". Questo riguarda anche voi adisti e il vostro impegno nella società e nella politica. Esso deve essere assunto prima di tutto davanti a Cristo, sicura garanzia perché poi sia assunto anche davanti all'uomo. C'è bisogno di laici formati. Di laici coraggiosi. Che si assumano le proprie responsabilità allo scoperto e con chiarezza. Che ascoltino gli insegnamenti della Dottrina sociale, che traggano forza da una fede vissuta dentro la Chiesa, e che non firmino tregue unilaterali col mondo, perché questo è il vero modo di amarlo.

 

A Lei, Sig. Presidente, e agli adisti partecipanti all'incontro l'assicurazione della mia preghiera e la mia benedizione.

[1] Cfr. Papa Benedetto XVI, Enciclica Caritas in Veritate, 63.

[2] Cfr. Papa Benedetto XVI, Enciclica Caritas in Veritate, 32.

[3] Cfr. Papa Benedetto XVI, Enciclica Caritas in Veritate, 25.

[4] Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, 182.