Cisint: «Impugnazione del governo atto politico che va contro difesa del diritto al lavoro»

«Se il biglietto da visita del nuovo governo, come primo provvedimento, è dato dall’impugnazione della legge regionale con la norma sull’obbligo di residenza per un periodo di cinque anni per le incentivazioni al lavoro, significa che siamo nuovamente precipitati nel periodo più oscuro del passato nel quale i diritti e i bisogni dei cittadini italiani erano ignorati e calpestati. Realtà industriali, come Monfalcone, sede dei più grandi cantieri navali italiani, che negli ultimi 15 mesi hanno visto maturare le premesse per mettere ordine a una condizione inaccettabile di squilibrio occupazionale con tutte le conseguenze sul degrado cittadino, sulla sanità, sulle scuole e sul sovraffollamento abitativo, rischiano di pagare ulteriori costi sociali all’incompetenza e al pregiudizio ideologico dei nuovi governanti». Lo sottolinea il sindaco di Monfalcone Anna Cisint. «“Nella nostra città - continua Cisint -  negli ultimi quindici anni l’occupazione nei cantieri ha riguardato prevalentemente manodopera immigrata, tanto che gli stranieri superano il 20 per cento della popolazione, mentre la domanda d’impiego della manodopera locale è quasi il doppio della media regionale, nell’inerzia di interventi, o peggio nella connivenza, delle giunte e dei governi di sinistra precedenti vista la proprietà pubblica di Fincantieri». «Da tempo  - ancora - la città reclama il cambiamento di questo modello di sviluppo, con il blocco di ulteriori arrivi di immigrati per dare risposte alla disoccupazione locale e regionale, chiedendo anche di assicurare l’inserimento di coloro che nel frattempo sono rimasti senza lavoro a causa di crisi aziendali. La legge regionale ha inteso rispondere a quest’ultima urgente esigenza affinché coloro che hanno alle spalle una determinata esperienza possano essere adeguatamente aiutati al riassorbimento con idonei incentivazioni. Una norma di buon senso, che nulla centra con un supposto razzismo, visto che essa vale indipendentemente dall’etnia degli interessati. Di conseguenza, non solo è importante che questa norma sia confermata, ma bisogna andare anche oltre privilegiando la domanda della manodopera locale e chiudendo la vecchia logica degli immigrati, più facilmente sfruttabili con bassi salari che creano condizioni di vero e proprio dumping sociale». «Dobbiamo - conclude - essere allarmanti per l’atteggiamento dei nuovi governanti e augurare al Paese quanto prima nuove elezioni».