Iapodes - il popolo misterioso degli altopiani dell'Europa centrale mostra al museo Winckelman

La storia di un popolo misterioso e mai dimenticato – i Giapodi (Iapodes, Iapudes, Iapydes), un gruppo di comunità tribali che si sviluppò per quasi mille anni, dalla fine dell’età del bronzo (fine del X secolo a.C.) alla conquista romana del 35 a.C. nell'area montana della Croazia e la Bosnia nord-occidentale è il tema della mostra “Iapodes”, curata dal Museo Archeologico di Zagabria, co-organizzata dal Comune di Trieste e dalla Comunità Croata di Trieste al Museo d'Antichità “J.J. Winckelman”.

Presentata oggi a Trieste a Palazzo Gopcevich dall'Assessore alla cultura del Comune di Trieste Giorgio Rossi, dal Direttore del Servizio Musei e Biblioteche del Comune di Trieste Laura Carlini Fanfogna, dal Presidente della Comunità Croata di Trieste J. C. Damir Murković, dal Conservatore Marzia Vidulli Torlo, la mostra Iapodes – Il popolo misterioso degli altopiani dell'Europa centrale presenta le conoscenze odierne sui Giapodi, un popolo senza organizzazione statale formatosi verso la fine del X secolo a.C., composto da comunità affini, che condividevano cultura materiale e spirituale, dal modo di costruire gli abitati fortificati al rito funebre, fino ai costumi e alle credenze. I reperti esposti provenienti dalla collezione giapodica del Museo Archeologico di Zagabria, curata da Lidija Bakarić e Ana Đukić, introducono alla cultura materiale dei Giapodi e al loro stile specifico e ben riconoscibile.

“Con l’occasione offerta dal Museo Archeologico di Zagabria e con il supporto della Comunità Croata di Trieste, tra le più attive e numerose in città e parte integrante del suo tessuto connettivo – ha sottolineato l'Assessore alla cultura del Comune di Trieste, Giorgio Rossi, alla presenza del Presidente della Comunità J. C. Damir Murković – si rinnova la vocazione del Museo d'Antichità “J.J. Winckelmann” di aprirsi agli scambi culturali, non solo concedendo liberalmente i propri reperti a mostre nazionali e internazionali (attualmente anche in Cina), ma ospitando al suo interno, accanto al proprio ricchissimo patrimonio, anche mostre che, venendo da fuori, ne ampliano l’offerta espositiva, indagando approfonditamente, come in questo caso, gli orizzonti della civiltà dell’età del ferro nei paesi adriatici. In tal modo viene sottolineato, ancora una volta, come il mondo dell’archeologia sia per sua natura privo di confini nazionali, quindi campo preferenziale per una cultura diffusa”.

“Trieste, con questa pregevole esposizione di valenza storico-archeologica, si afferma ancora una volta “porto di culture”, in un periodo straordinario in cui sta sviluppando grandi opportunità per il suo futuro – ha evidenziato il presidente  Murković -. La comunità croata conta molte persone con diverse occupazioni e tutti contribuiscono e collaborano alle attività cittadine in vari campi professionali (dagli operai, ai medici agli sportivi in tante discipline). Attraverso la storia e il comune vissuto, scavando nel passato, troviamo e attualizziamo un percorso comune di partecipazione e di condivisione anche per ulteriori progetti e iniziative. Questa esposizione è pertanto la dimostrazione concreta della fattiva collaborazione della comunità con l'istituzione/Comune. Ringrazio l'assessore e gli uffici dell'Area Cultura che hanno lavorato alacremente per la sua realizzazione”.

“Ho accolto con entusiasmo la proposta di questa mostra – ha aggiunto il Direttore del Servizio Musei e Biblioteche del Comune di Trieste, Laura Carlini Fanfogna, presente anche Marzia Vidulli Torlo, Conservatore Civico Museo d'Antichità “J.J. Winckelmann” – nata dal convegno “Illyria-Illyricum. Spazio mitico, spazio storico, possibile futuro itinerario culturale europeo. Un’ipotesi di lavoro” (tenutosi a Trieste nel dicembre 2017), da cui è stato progettato il nuovo Cammino intitolato “Illiria. Mito e storia”: un Percorso Culturale Europeo, ricco di contenuti culturali, e non solo, che unirà, a partire proprio da Trieste, l’Adriatico orientale fino alla Bosnia Erzegovina. Questa esposizione è l'occasione per sviluppare ulteriori collaborazioni anche in altre sedi dei civici musei che sono fulcro di cultura”.

In mostra al Museo d'Antichità “J.J. Winckelmann” - ha poi spiegato Marzia Vidulli - saranno esposti oltre centotrenta reperti di questa popolazione illirica (fra cui particolarmente importanti sono gli elementi del costume giapodico con diversi tipi di copricapi, fibule, pendagli, cinturoni e collane, eseguiti in bronzo, ferro, ambra e vetro) che nell’età storica abitò sui pendii dei monti Albii, estendendosi dai confini dell’Istria sino al bacino dell’Una nella Bosnia e toccando il mare sulle coste del Carnaro. Questi ricchi manufatti saranno messi a confronto con i materiali dell’esposizione permanente, provenienti dagli scavi dei territori tergestino, isontino e istriano. Tutti appartenuti alla stessa cultura dei castellieri, ma ognuno di loro connotato da caratteri autoctoni.

“Questa esposizione – ha scritto nel suo intervento sul catalogo della mostra Sanjin Mihelić, Direttore del Museo Archeologico di Zagabria – rappresenta una sorta di culmine della carriera di ricercatrice e museologa della collega Lidija Bakarić, e allo stesso tempo anche l'inizio della carriera museale della nuova curatrice al Museo Archeologico di Zagabria, Ana Đukić. La mostra si riconduce ai precedenti progetti di diffusione del patrimonio giapodico come le mostre Ambra e vetro preistorico da Prozor nella Lika e Novo Mesto nella Bassa Carniola – Dolenjsk- nel 2006, Figlio del Dio Sole nel 2010, Ambra e corallo nel 2012, mostra Giapodi, popolo poco conosciuto in Francia e Spagna nel 2014/2015 nell'ambito del progetto Archeologia e cultura dell'Età del ferro in Europa, e infine Giapodi – i montanari dimenticati nel 2017 e 2018 a Zagabria, Kutina e in Russia – ed è stata concepita dalle autrici come un'esposizione per introdurre i visitatori al paesaggio della Repubblica di Croazia, alle zone montuose abitate dal gruppo giapodico, fonte quasi inesauribile del nostro patrimonio culturale, che ha lasciato in eredità una ricchezza di reperti rilevante per l'intera area dell'Europa centrale e sud-orientale”.

La mostra sarà inaugurata giovedì 15 novembre, alle 17.30 (con visita in anteprima per la stampa alle ore 11.00) e resterà aperta dal 16 novembre 2018 fino al 17 febbraio 2019, a ingresso libero. Orario: da martedì a domenica 10-17. La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (croato-italiano).