Teatro Sloveno, I giganti della montagna: nel week-end la coproduzione di cinque teatri di minoranza europei

 

I giganti della montagna di Luigi Pirandello regia: Paolo Magelli

Sabato 10 e domenica 11 marzo il Teatro Stabile Sloveno di Trieste presenterà per la prima volta in Italia la coproduzione di cinque teatri di minoranza che nell’ambito di un eccezionale progetto europeo collaborano a uno spettacolo che parla (in cinque lingue) dello stato dell’arte oggi. I giganti della montagna, dramma incompiuto di Luigi Pirandello, è per il suo esplicito messaggio il testo scelto dal regista Paolo Magelli, che insieme a Oliver Frljić ha lanciato l’idea del progetto che rientra nel programma Re-Discovering Europe e si avvale dei finanziamenti del programma Creative Europe. Uno spettacolo teatrale da portare sui palcoscenici di tutti i teatri partecipanti (e altrove) come simbolo di coesione e associazione creativa e una serie di eventi collaterali di approfondimento sono l’obiettivo finale del lavoro collettivo che in ognuna delle città coinvolte costituirà un evento con contenuti specifici.

Protagonisti di questa affascinante impresa sono, insieme al Teatro Stabile Sloveno, il Dramma di Fiume, appartenente al Teatro nazionale Ivan de Zajc (capofila dell’intero progetto), il Teatro tedesco di Timisoara in Romania, il Teatro ungherese Kosztolányi Dezső di Subotica (Serbia), l’Istituzione Nazionale del teatro Albanese di Skopje (Macedonia). Lo spettacolo I giganti della montagna è andato in scena in prima assoluta al teatro di Fiume il 2 marzo scorso e Trieste sarà la sua prima tappa tra i teatri partner.

I giganti della montagna, scritto da Pirandello nel 1936 dopo la presa di coscienza del tradimento di quelli che riteneva ideali rivoluzionari del fascismo, è una metafora dell’agonia dell’arte che deve cercare spazi isolati per esprimersi al di fuori della società. Parla infatti di una compagnia di attori girovaghi che, non trovando accoglienza nei teatri, decide di mettere in scena il proprio spettacolo in una villa apparentemente abbandonata dal significativo nome La Scalogna. La villa è in realtà abitata dal mago Cotrone e da una serie di personaggi stralunati, che li invitano a creare sogni meravigliosi avulsi dalla realtà. La contessa Ilse e la sua compagnia vogliono invece mettere in scena la “Favola del figlio cambiato”, testo scritto per lei da un poeta suicida per amore. Lo spettacolo verrà rappresentato per i Giganti della montagna, creature rozze ma potenti, che difficilmente lo potranno comprendere. Secondo Magelli la valenza del testo I giganti della montagna viene replicata oggi da una situazione politica simile per alcuni aspetti a quella vissuta dal drammaturgo negli anni ‘30 e caratterizzata dall’affiorare di forti revanscismi xenofobi. I Giganti del testo rimangono inoltre attuali in quanto simbolo degli invisibili padroni (la finanza internazionale, la malapolitica) che manipolano le masse acritiche portando il mondo alla deriva. La coproduzione internazionale vuole essere in questo senso un simbolo e una risposta alla situazione attuale con la concreta collaborazione di cinque realtà che portano sul palcoscenico la propria specifica identità, dimostrando quanto le diverse lingue possano essere più che un ostacolo un simbolo di libertà. Lo spettacolo è rappresentato in italiano, tedesco, sloveno, albanese e ungherese, nelle due repliche triestine con sovratitoli in italiano e sloveno. Sono tredici gli attori in scena; Daniel Dan Malalan e Doroteja Nadrah del Teatro Stabile Sloveno di Trieste, Mirko Soldano, Giuseppe Nicodemo e Ivna Bruck del Dramma Italiano di Fiume, Aniko Kiss e Boris Kučov del Teatro ungherese di Subotica, Xhevdet Jashari e Fisnik Zeqiri del Teatro albanese di Skopje, Silvia Török e Richard Hladik del Teatro tedesco di Timisoara, inoltre gli italiani Valentina Banci e Mauro Malinverno. Le musiche originali sono di Ivanka Mazurkijević e Damir Martinović Mrle, gli scenografi sono Aleksandra Ana Buković e Lorenzo Banci. I costumi sono stati ideati da Manuela Paladin Šabanović, mentre Dalibor Fugošić firma il disegno luci. A introduzione dell’evento, venerdì 9 marzo alle 17.30 nella sede della Scuola interpreti e traduttori in via Filzi 14 ci sarà un incontro sul tema dello spettacolo a cura del critico Roberto Canziani, a colloquio con il regista Paolo Magelli. Una piccola sorpresa accompagnerà invece la prima di sabato sera con il progetto culinario Performative Kitchen che sarà un viaggio alla scoperta dei sapori dei paesi coinvolti nel progetto (inizio alle 19.30)Domenica 11 marzo alle ore 11.00 seguirà invece un incontro (in lingua inglese) nel foyer del Kulturni dom di via Petronio 4, nel quale la compagnia racconterà questa esperienza al pubblico, davanti a un caffè.  La valorizzazione delle realtà di minoranza storiche sta molto a cuore al regista Magelli che a proposito di questo spettacolo e della scelta del testo pirandelliano scrive: “Si sa che i tempi bui bastonano tutti, ma uccidono soprattutto i deboli e lo fanno con piacere. È chiarissimo che le minoranze sono in tutta Europa “la realtà debole”, sempre meno tollerata dalle maggioranze, cioè i giganti. Loro non possono e non vogliono nemmeno capirla perché non capiscono la voce della democrazia e, quando la capiscono, volentieri si infuriano. È chiaro quindi che “la realtà debole” delle minoranze è l’esercizio fondamentale per la salvezza della nostra democrazia.”

lovensko stalno gledališče, Trst/ Teatro Stabile Sloveno, Trieste Hrvaško narodno gledališče Ivana pl. Zajca, Rijeka (Hrvaška)/ Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc, Fiume (Croazia) Nemško gledališče v Temišvaru (Romunija)/ Teatro Tedesco di Timisoara (Romania) Madžarsko gledališče Kosztolányi Dezső iz Subotice (Srbija)/ Teatro ungherese Kosztolányi Dezső di Subotica (Serbia) Narodna inštitucija Albansko gledališče, Skopje (Makedonija)/ Istituzione Nazionale del teatro Albanese di Skopje (Macedonia)

nell’ambito del progetto Rediscovering Europe – Riscopriamo l'Europa