Giorno del Ricordo, Rifondazione Comunista a Mattarella: «Non ci fu pulizia etnica in Jugoslavia»

«Ieri ho avuto modo di scrivere al Presidente della Repubblica per alcune considerazioni sulla sua nota relativa al giorno del ricordo. Facevo presente che non si può parlare di pulizia etnica e nello stesso tempo ringraziare il deputato croato Radin, vicepresidente del parlamento croato e di lingua italiana, e mandare i propri saluti al deputato italiano presente nel parlamento sloveno. Proprio la loro esistenza dimostra che pulizia etnica non ci fu in Jugoslavia. Oggi devo invece aggiungere alcune parole sui discorsi tenuti al monumento di Basovizza».

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Lo rileva in una nota Peter Behrens, segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista.

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«Dispiace anzitutto  - riferisce Behrens - dover constatare che, davanti a molti giovani portati dalle scuole alla cerimonia, siano sventolate bandiere di forze collaborazioniste con i nazisti e della repubblichina di Salò senza che nessuna forza democratica sia intervenuta. Ma spiace anche vedere che sono state propalate falsità, quale quella sui bambini morti nelle foibe. Non risulta nessun minore ucciso ne in quel modo ne in prigionia. Il sindaco di Trieste poi ha recuperato le peggiori e ormai storicamente sconfessate posizione della destra estremista degli anni '70. Sarebbe ora che le vicende storiche vengano analizzate con la dovuta compostezza dei documenti ufficiali, non per ridurre o cancellare nulla ma per sapere e capire cosa effettivamente successe e con una attenzione consapevole anche ai motivi e agli eventi storici del periodo, a conclusione di una guerra feroce che vide l'Italia essere aggressore e non aggredita».

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«Spiace inoltre -sottolinea la nota -  sentir riecheggiare, per bocca di Tajani, quell'"Istria e Dalmazia italiane" che sono state da sempre slogan di divisione, aggressione e sciovinismo in queste terre. Non si tratta quindi di negare ne di ridurre nulla, ma non è neppure accettabile che venga data per vera una affermazione anche se priva di basi concrete e verificabili ed "accettata" perché torna comoda per motivi politici».

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«Smettano i politici - conclude - di agitare discorsi che ricordano il motto nazistoide della "terra e del sangue" e parlino i fatti, concreti e assodati».

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