Giornata della Memoria, posa delle prime pietre d’inciampo dedicate alle vittime della deportazione nazifascista

Si è tenuta oggi, sotto i portici della Sinagoga di Trieste, in via San Francesco 19, una toccante e partecipata cerimonia che ha dato il via ufficiale alla posa delle prime PIETRE D’INCIAMPO (Stolpersteine) in vari luoghi della città, dedicate ad alcune vittime della deportazione nazifascista. La prima pietra è stata intitolata a Carlo Morpurgo.

Presenti l’artista tedesco ideatore dell’iniziativa Gunter Demnig , il Sindaco di Trieste con l'assessore comunale alla Cultura, Autorità locali, rappresentanti della Regione, il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Trieste, Alexander Meloni con il presidente Alessandro Salonichio e l'assessore alla Cultura della Comunità, Mauro Tabor, accanto a numerosi intervenuti. I bambini della scuola ebraica hanno intonato un canto a ricordo dei loro coetanei deportati.

In tutta Europa, a partire dal 1995, sono state installate 60.000 pietre, di cui oltre 500 in Italia. L'operazione consiste nell'incorporare nel selciato stradale o sui marciapiedi, davanti alle ultime residenze delle vittime di deportazione, dei piccoli blocchetti in pietra ricoperti da una piastra in ottone, con incise sopra le generalità delle singole persone.

Il Sindaco ha sottolineato l'importanza di questa prima pietra, accanto alla Sinagoga, in un momento in cui il mondo sta andando come non si vorrebbe, affinchè si trasmetta ai giovani il significato della 'memoria' in una città che deve molto alla Comunità Ebraica.

Ringraziando tutti i presenti, il Rabbino Meloni ha affermato che ogni pietra intende restituire individualità a chi si voleva ridurre soltanto a numero. L'espressione “inciampo” non deve dunque essere intesa in senso fisico, ma metaforico: è un inciampo visivo e mentale che invita alla riflessione chi passa vicino o si imbatte, anche casualmente, nell'opera. Ha rilevato quanto sia fondamentale l'impegno costante per far sì che la memoria, nell'ambito delle celebrazioni della Giornata del 27 gennaio, sia parte del patrimonio storico della società perchè non si ripetano gli stessi errori riconoscendo tutti le proprie colpe. Un lavoro che non è finito e che ogni pietra d'inciampo che incontreremo ci obbligherà a ricordare. Senza memoria non c'è futuro.

Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente Salonichio che ha evidenziato quanto sia di grande rilievo per la comunità questa iniziativa, che è stata accolta con entusiasmo dal'Amministrazione comunale e da tutti coloro che hanno collaborato, un segno tangibile per chi è stato scacciato via dalle proprie case e non vi ha fatto più ritorno. In una città quale Trieste, città multietnica e multireligiosa, che della convivenza ha fatto la sua storia anche con il contributo della Comunità Ebraica.

Infine l'assessore Tabor ha ricordato Carlo Morpurgo e il significato della pietra d'inciampo a lui dedicata che vuole ricordare soprattutto quanto sia stato meraviglioso il suo percorso di vita, con il suo instancabile impegno nel salvare tantissime persone dalla deportazione, fino all'estremo sacrificio, alla morte, in una società in cui mancano principi e ideali. E' di questi esempi che hanno bisogno oggi i giovani.

Quattro siti in città saranno sede di installazione delle prime pietre triestine, grazie alla collaborazione e al sostegno del Comune di Trieste e all’autorizzazione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.

Via San Francesco 19 : Luogo di lavoro di Carlo Morpurgo (Trieste, 1890 - Auschwitz, 1944).

Piazza Giotti 1 : Abitazione della famiglia Berger/Montanari: Eugenio detto Giacobbe Berger (Pecs, 1867 - Auschwitz, data ignota), la moglie, Adele nata Rumpler (Budisov, 1879 - Auschwitz, data ignota), il nipotino Alberto Montanari (Trieste, 1936 - Auschwitz, data ignota).

Piazza della Borsa 4 : Abitazione della famiglia Marcheria: Ernesto (Trieste, 1898 - Auschwitz, 1944), la moglie Anna nata Nacson (Corfù, 1903 - Auschwitz, 1943), i figli Giacomo (Trieste, 1926 - liberato a Dachau), Raffaele (Trieste, 1927- Auschwitz data ignota), Ida (Trieste, 1929 - liberata a Ravensbrück) e Stella (Trieste, 1930 - liberata a Ravensbrück).

Piazza Cavana 3 : Abitazione della famiglia Vivante: la madre Sarina nata Salonicchio (Corfù, 1891 - Bergen-Belsen, 1945) e i figli Giulia (Trieste, 1916 - Bergen-Belsen, 1945), Ester (Trieste, 1918 - Bergen-Belsen, 1945), Enrichetta (Trieste, 1921 - Bergen-Belsen, 1945), Moise (Trieste, 1925 - Bergen-Belsen, 1945) e Diamantina (Trieste, 1928 - liberata a Bergen-Belsen).

La cerimonia, che ha avuto inizio in via San Francesco è poi proseguita in Piazza Giotti e Piazza della Borsa e si è conclusa in Piazza Cavana, alla presenza dell’unica sopravvissuta tra le persone ricordate con le pietre d’inciampo: Diamantina Vivante Salonichio.

Mentre in Piazza della Borsa, alcuni allievi e allieve del Liceo Petrarca di Trieste hanno letto brani delle testimonianze di Ida e Giacomo Marcheria.