Giornata Città per la vita/città contro la pena di morte, adesione del Comune di Trieste

Domani, mercoledì 5 dicembre,, alle ore 17.30, nella Sala Tergeste del Palazzo Municipale di piazza Unità d'Italia 4/d, in occasione della ricorrenza della Giornata internazionale “Citta' per la vita/Città contro la pena di morte” si terrà un incontro pubblico sul tema, organizzato dal Comune di Trieste che ha aderito alla campagna promossa dalla Comunità di Sant'Egidio nazionale e sostenuta dall'ANCI. Ricordando la prima abolizione della Pena capitale avvenuta nel Granducato di Toscana nel 1786, la campagna vuole mettere in risalto il ruolo che possono svolgere nel mondo le Municipalità attraverso l'organizzazione di inziative educative e culturali che mantengano viva l'attenzione sulla tematica come mobilitazioni, sit-in, spettacoli, assemblee pubbliche, incontri informativi in scuole e università.

L'incontro di domani – cui parteciperà il testimonial Joaquin Josè Martinez, primo europeo a lasciare il braccio della morte negli Stati Uniti – è stato illustrato stamane in Municipio alla presenza dell'assessore comunale alle Pari Opportunità Serena Tonel con Emanuela Pascucci, responsabile della sezione di Trieste della Comunità di Sant'Egidio e il testimonial con la traduttrice Ines Gonzales.

“Anche quest'anno il Comune di Trieste aderisce a questa iniziativa per esprimere contrarietà alla pena di morte promuovendo delle riflessioni grazie alla Comunità di Sant'Egidio e al testimonial Joaquin Josè Martinez in particolare per il suo impegno civile e per la volontà di rendere capillare il messaggio raccontando l'esperienza vissuta in prima persona. Un valore aggiunto per un tema così importante riguardante la vita umana – ha sottolineato l'assessore Tonel -.

La Giornata Internazionale “Cities for life-Città per la Vita/Città contro la Pena di Morte”, rappresenta, ha spiegato Pascucci, la più grande mobilitazione abolizionista mondiale comprendendo oggi 2154 città, tra cui 90 capitali nei cinque continenti, che realizzano in contemporanea eventi tesi a valorizzare monumenti o luoghi simbolo e interventi mirati alla sensibilizzazione dei cittadini. In diciassette anni, sono stati illuminati 750 monumenti di quasi cento nazioni con promozione di un totale di 6250 iniziative sul territorio. Dai dati ricavati dalla Comunità di Sant'Egidio e da Amnesty International oggi risulta, dopo anni di battaglie civili e di sforzi diplomatici a diversi livelli, che siano 143 i Paesi che per legge o nella pratica figurano come abolizionisti. Secondo le statistiche, nel 2017 si è registrato un decremento nell’uso della pena di morte ma le cifre rimangono comunque alte, essendoci state, sempre nello stesso periodo, 993 esecuzioni in 23 Stati, senza considerare quelle in certe nazioni come la Cina i cui numeri restano secretati, mentre quasi 22mila sono i casi conosciuti di prigionieri in attesa di esecuzione nel mondo.

Dopo un dibattito in alcune scuole cittadine, nell'incontro pubblico di domani, Josè Martinez, primo spagnolo ed europeo a lasciare un braccio della morte negli Stati Uniti, racconterà la sofferta vicenda personale: nel gennaio 1996 Joaquín José Martínez fu arrestato in Florida come presunto autore di due omicidi. Un anno dopo venne giudicato colpevole e condannato a morire sulla sedia elettrica in un processo afflitto da errori giudiziari.

“Se oggi sono qui è grazie al supporto della Comunità di Sant'Egidio e di tantissime persone. Il mio impegno è iniziato diciassette anni fa. Per me è un onore poter parlare per tutti coloro che non lo possono fare e per i loro familiari, vittime anch'esse. La pena di morte funziona in America e a forza di parlarmi di tale problema, mi avevano pure fatto credere in essa. Martinez ha affermato che c'è un prima e un dopo nella sua vita. La prima parte è piena di vita. La seconda, di morte”. Martinez spesso ha dichiarato anche che ci sono errori nel sistema giudiziario americano. Che ci sono cattivi trattamenti nelle loro prigioni e innocenti. Nel libro Memorie del corridoio della morte (Grijalbo Mondadori), Martínez racconta gli orrori vissuti in molti lunghi giorni per più di cinque anni. Durante la sua permanenza nel braccio della morte e grazie ai suoi genitori ha ricevuto il sostegno di diverse organizzazioni, del Governo spagnolo, della Casa reale, di Papa Giovanni Paolo II, del Parlamento europeo e di molte altre realtà e persone in tutto il mondo. Dopo una decisione unanime della Corte Suprema della Florida e tre anni nel braccio della morte, ha ricevuto un nuovo processo. Il 6 giugno 2001 ha ottenuto la libertà ed è tornato in Spagna con i suoi genitori Joaquín e Sara. Attualmente dedica la sua vita alla propria famiglia, al lavoro e alla lotta contro la pena di morte. “Un essere umano conta di più di quello che ha fatto. Dobbiamo lavorare tutti assieme per un mondo dove vince la vita – ha concluso Martinez-.