Ferriera, Partito Comunista: «Preoccupati, unica alternativa nazionalizzare stabilimento»

«Il Partito Comunista e il Fronte della gioventù Comunista seguono con preoccupazione l'evolversi della situazione riguardante lo stabilimento siderurgico di Servola. Dopo decenni di contestazioni da parte dei comitati di cittadini e di prese di posizioni spesso opportuniste da parte delle varie amministrazioni (comunali, provinciali e regionali) che si sono susseguite, l'attuale proprietà sembra decisa a voler lasciare la fabbrica, aprendo così prospettive ignote per i lavoratori della Ferriera e dell'indotto. La questione dell'impatto ambientale sulla salute pubblica di questa fabbrica non deve essere sottovalutata, ma deve essere trattata come una questione di primaria, importanza assieme alla salvaguardia dei posti di lavoro e al miglioramento delle condizioni lavorative dei lavoratori, che soprattutto nell'area a caldo sono molto difficili e pericolose. Le responsabilità della situazione attuale sono molteplici». Lo rileva in una nota  il Partito Comunista. «Fra - ancora - gli ultimi avvenimenti, ricordiamo che nel 2014 Arvedi ha comprato lo stabilimento di Servola dichiarando di voler investire 172 milioni di euro, se non che, considerato che nel biennio 2014-2015 risultano investiti circa 75 milioni, ci chiediamo dove siano gli altri 90 che sono stati promessi, considerato che per esempio, è dal tempo della relazione Gambardella (fatta per la giunta Illy sulla riconversione della Ferriera) che emerge che una delle misure indispensabili per la riduzione dell'inquinamento è la copertura dei parchi minerali! Copertura che dopo circa 15 anni dalla relazione su ricordata, non è ancora stata realizzata!» «Cosa - riferisce il Partito Comunista -  hanno fatto le varie giunte comunali e regionali che si sono susseguite affinché queste misure venissero messe in pratica dai vari proprietari che hanno avuto in mano la Ferriera di Servola in questi anni? Oggi Siderugica Triestina (di proprietà di Arvedi) dopo aver inquinato l'aria, aver promesso assunzioni mai avvenute e aver aumentato il suo fatturato, si è detta favorevole a discutere la proposta dell'assessore regionale all'ambiente di chiudere l'aria a caldo, in un contesto che tenga conto della necessità di recuperare gli investimenti fatti, in poche parole ancora una volta socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili, come ad esempio gli 82 milioni di fondi comunitari stanziati nel 2014 per bonifiche ambientali e i 5 milioni e 790 mila euro ricevuti da Siderugica Triestina nel 2015 per il mantenimento della produzione nel sito di Servola». «Tutto - ancora -  questo accade nella prospettiva dell'ampiamento del porto in base ai desiderata cinesi, un ampliamento che non garantirà il posto di lavoro delle maestranze della ferriera! Un posto di lavoro che è sempre più a rischio, anche a causa delle posizioni dei vari partiti presenti in Consiglio Regionale, i quali nello scorso luglio hanno approvato la mozione n.99 (presentata dal gruppo regionale del M5S sulla ferriera di servola-primo firmatario Andrea Ussai) con la quale si è impegnata la giunta regionale a realizzare, assieme alla proprietà, un puntuale e stringente cronoprogramma per la chiusura progressiva dell'area a caldo, e prevedere strategie per la tutela degli attuali livelli occupazionali in collaborazione con i ministeri competenti e l'Autorità di sistema Portuale». «Oggi  - viene sottolineato - , tutti gli amministratori pubblici, si riscoprono paladini dell’ambiente, dall’assessore regionale competente al sindaco Dipiazza che ha dichiarato “Ho sempre affermato che l’area a caldo non è compatibile con la mutata sensibilità ambientale e non rappresenta lo sviluppo della città di Trieste”. Eppure, su Friulsera del 31 agosto 2019 l'ex presidente della Regione Debora Serrachiani ha dichiarato “in sostanza - se l'area a caldo un giorno chiuderà non sarà perché la Ferriera inquina - e questo l'ha riconosciuto anche l'assessore regionale all'Ambiente - né perché l'hanno promesso Fedriga o Dipiazza, ma perché si sono create condizioni economiche favorevoli al cambio d'uso dell'area”. MA SE ALLORA LA FERRIERA NON INQUINA PIU’, I 450 LAVORATORI CHE RISCHIANO IL POSTO DI LAVORO, LO PERDERANNO PER FARE GLI INTERESSI DI CHI?» «Valutata - concludono -  la situazione complessiva e considerata anche l'importanza strategica della Ferriera di Servola nel ambito della produzione di Ghisa, il Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista, ritengono che l'unica soluzione alla situazione attuale sia quella di nazionalizzare lo stabilimento, ai sensi dell’art. 43 della Costituzione, stanziando tutti i fondi utili affinché la produzione di Ghisa possa continuare in maniera meno inquinante possibile, nel rispetto dei migliori standard possibili, che solo il sistema pubblico può garantire, applicando le più moderne tecnologie riguardanti il settore, al fine di garantire i posti di lavoro ed il mantenimento di una produzione indispensabile al Paese».