Di Finizio: «Fanno una specie di sagra qui sotto, mi guardano e continuano a ridere»

«Mentre io mi trovo in cima alla gru URSUS a digiuno da 11 giorni sotto ai miei piedi hanno allestito una specie di sagra dove c'è un sacco di gente che mangia, beve e mi guarda dal basso come se nulla fosse e continua a ridere, scherzare e rimpinzarsi di cibo e birra. Chissá cosa pensano? ... Chissá se pensano?...» Lo rileva Marcello di Finizio. «Questa - continua Di Finizio -  è la cittá della Risiera di San Sabba e delle foibe, la città dove tutti sapevano... e nessuno faceva e diceva niente per fermare quegli abomini. Non so se ci possa essere un collegamento, se ci sia qualcosa di scritto nel DNA di questo popolo che li rende cosí cinici, privi di empatia, disumani, scollegati, o se questo sia il risultato di questa nuova oligarchia neoliberista o turbo capitalista, che ha creato questi cortocircuiti nelle menti e nelle coscienze degli umani, scollegandoli completamente dalla loro stessa natura umana, spirituale, empatica e cooperante». «Di certo  - ancora - queste sono le masse, quelle con la passione della tifoseria, che va da quella sportiva a quella politica, a quella religiosa, non ha importanza, l'importante è crederci ciecamente, farne parte e tifare. Non ha importanza se le partite sono truccate, se il modo del calcio è finto, se la politica è finta, se le destre o le sinistre sono finte, se le religioni sono finte. Per la tifoseria ceca, non ha importanza se tutto questo è solo un enorme business dove loro sono i polli da spennare. Queste sono le masse di cui il 70% sono analfabeti funzionali, che non leggono, non si informa e anche se leggono non sono in grado di comprendere a pieno il senso di un articolo di giornale che superi le tre righe. Le masse, quelle che si lamentano e imprecano dalla mattina alla sera contro i politici e un sistema che li ha umiliati e schiavizzati da quando sono nati, e poi quando se li  ritrovano davanti vanno a "baciargli la mano" e tornano a imprecare. Sono le masse su cui il sistema puó contare, alimentarsi e prosperare». «Tuttavia - conclude Di Finizio -  nessuno di loro si riconoscerà mai in questo stereotipo. Sono tutti eroi, tuttologi, opinionisti, integri e irreprensibili... Ma nei fatti assomigliano ai loro tiranni verso i quali provano piú invidia che vero sdegno».