Comitato Danilo Dolci, mercoledì "Ricordo della prima crisi del fascismo"

 «Mercoledì 25 luglio 2018 ricorrerà il 75° della prima crisi del fascismo, una riflessione sugli eventi di allora e il collegamento con le problematiche presenti sul panorama politico nazionale e internazionale di oggi verranno trattate nell'incontro che avrà inizio alle ore 17.00 in piazza Unità accanto alla targa sulle leggi razziali, per proseguire poi invia Teatro Romano presso la Questura di Trieste, antica sede del Partito Nazionale Fascista. Si fa invito a chi ha memoria diretta o indiretta del vissuto di quel periodo a partecipare e a portare testimonianza».

Lo riferiscono in una nota i responsabili del Comitato Danilo Dolci.

 

«Mercoledì 25 luglio 2018 - continua la nota-  ricorrerà il 75° anniversario della prima crisi del fascismo, con le dimissioni e l’arresto di Mussolini. Il ruolo della militanza antifascista nell’illegalità ha aiutato a dare una robusta spallata al regime Fascista già in crisi. Una riflessione sugli eventi di allora è il collegamento con le problematiche presenti sul panorama politico nazionale e internazionale di oggi veranno trattate nell’incontro che avrà inizio alle ore 17.00 in piazza Unità accanto alla targa per leggi razziali. L’ iniziativa vedrà i partecipanti attraversare il porticato della loggia del Comune, per testimoniare transitando dinnanzi all’entrata centrale della Questura di Trieste, per poi posizionarsi in via del Teatro Romano dove faranno una riflessione di approfondimento accanto a quell’edificio che all’epoca era la sede del Partito Nazionale Fascista che oltre alla guerra tante brutalità organizzò in queste terre nei confronti di tanti cittadini di lingua italiana, slovena e croata e altri. Si fa invito a chi ha memoria diretta o indiretta del vissuto di quel periodo a partecipare e portare testimonianza».

«La prima edizione di quest’iniziativa - sottolineano gli organizzatori -  ebbe luogo il 25 luglio del 2013 in piazza Unità, per poi proseguire negli anni successivi, sino al 2017. Settantacinque anni fa, Dopo un ventennio in cui la dittatura Fascista, coperta dalla monarchia Sabauda, portò agli Italiani tante vittime e sofferenze oltre al meritato sfascio militare, anche a seguito dei bombardamenti alleati su molte città e agli scioperi degli operai nelle fabbriche del triangolo industriale che invocavano Pane e Pace, il 25 luglio 1943 il Re arrestò Mussolini. Gli Italiani quel giorno si riversarono nelle piazze urlando di gioia e festeggiando la fine di quel regime che per anni li aveva oberrati e oppressi, portati alla guerra e alla fame, privati di familiari e amici che aveva mandato al fronte o peggio alla morte nei campi di prigionia, dividendoli, trasformandoli in numeri e in categorie. Nei mesi e negli anni successivi, in particolare a partire dall’8 settembre con la firma dell’armistizio con gli angloamericani e l’invasione da parte dei nazisti in Italia, molti cittadini organizzarono la resistenza e così si riappropriarono delle istituzioni e riportarono gradualmente la democrazia nel nostro paese, distruggendo gli organi del fascismo gridando alla libertà, e gettando le basi di quella che due anni dopo, il 2 giugno 1946 sarebbe diventata la Repubblica Italiana, realizzando quell’Assemblea Costituente che produrrà la costituzione che verrà in seguito definita “la più bella del mondo”. Oggi, 75 anni dopo quell’evento, gli italiani sembrano aver dimenticato gli orrori del fascismo, e scorci di questa ideologia sembrano ripresentarsi nella politica contemporanea».

«La situazione delle grandi migrazioni - ancora - , causate dalle guerre perpetuate in primis dagli Stati Uniti ma anche da diversi stati occidentali, sta risvegliando nei nostri concittadini il timore del diverso, la paura di vedersi portare via quell’identità italiana che tanto cara è costata al nostro paese. Ad approfittarsi di questi malumori del popolo non mancano politicanti di ogni stampo, che si dedicano a proseliti contro l’integrazione e la diversità associando quest’ultima ai problemi che ora affliggono il nostro paese, così come la promulgazione delle leggi razziali venne promossa in difesa dell’Italia contro gli ebrei che venivano visti come causa dei problemi del paese. Dimentichi di come le differenziazioni e la costruzione di barriere, filo spinato e muri abbiano portato al paese solo distruzione e dolore, costoro hanno cambiato i modi, cambiato le parole, ma tornano a parlarci di deportazioni e di espulsioni, additando la persecuzione del diverso come soluzione ai nostri problemi. Alla luce di queste considerazioni riteniamo che sia giusto richiamare alle legge Italiana, che regola la nostra vita di ogni giorno e ci permette la convivenza civile, e che nel codice penale contempla il reato di apologia del fascismo».

«L’ iniziativa - concludono è collegata a una serie di altri eventi, quali il ricordo del primo bombardamento nucleare a Hiroshima, il 6 agosto, e delle conseguenze della firma dell’armistizio in Italia, l’8 settembre, con l’arrivo dei nazisti anche a Trieste. Oltre alla preparazione le iniziative di memoria vogliono anche essere di sensibilizzazione per la partecipazione della delegazione di Trieste alla storica marcia per la pace di Perugia-Assisi del 7 ottobre».