Casa Malala, Ics-Caritas: «Struttura che gestisce grandi numeri»

Nella mattinata del 10 dicembre è stato presentato, dal Consorzio Italiano di Solidarietà e dalla Fondazione Caritas Trieste, il report statistico “Accoglienza, non emergenza. Casa Malala ovvero la prima accoglienza alla prova dei grandi numeri”. Don Amodeo della Fondazione Caritas spiega il senso del report: “Stiamo gestendo questa struttura in una RTI insieme al Consorzio Italiano di Solidarietà da quando è stata aperta, nel 2016. Ci sembrava opportuno pubblicare i dati relativi alla sua gestione, per spiegare bene la complessa situazione che potrebbe ora cambiare”. È infatti stato aperto dalla Prefettura un bando per la gestione della struttura, a cui partecipano quattro diverse realtà. “Abbiamo dovuto gestire nell'ultimo anno numeri elevati – puntualizza il presidente dell'ICS Gianfranco Schiavone –. Al tempo stesso i trasferimenti verso altre città sono andati aumentando nel corso del 2019, andando di pari passo con gli arrivi. Si tratta insomma di una struttura che gestisce grandi numeri: come farlo senza discostarci dall'approccio del resto del sistema triestino?”. La situazione, come si diceva, è complessa: “A causa della turnazione – continua Schiavone – la presenza mediana nella struttura è andata diminuendo, calando da un paio di mesi a un paio di settimane, arrivando a circa cinque giorni nel periodo estivo. Questo incide sul lavoro: se si vuole mantenere la qualità dell'approccio, bisogna fare in pochi giorni il lavoro di mesi (che include colloqui in cui fornire informazioni sui loro diritti e doveri, su cosa succederà loro e sul perché saranno trasferiti). Bisogna registrare che, nonostante questa situazione complessa, non si sono provocate tensioni, fughe e rivolte; la situazione è tranquilla, grazie alla professionalità di mediatori e operatori”. “Una certa politica – osserva Schiavone – vorrebbe questi centri il più possibile chiusi, il che creerebbe ulteriori tensioni sociali. L'esperienza di Casa Malala insegna invece che la gestione è molto più efficace se c'è apertura, se gli orari del centro sono flessibili e se ogni accolto ha la possibilità di interfacciarsi con operatori e mediatori. Questo significa impiegare risorse e personale adeguati: ma questo non è previsto dal Ministero, che nel capitolato di spesa prevede scenari inquietanti, con ad esempio un solo operatore notturno per oltre cento accolti. Il centro sarebbe, insomma, abbandonato a se stesso”.