"Atto di indirizzo" per gli appalti del Comune di Trieste a sostegno delle piccole e medie imprese del territorio

Un provvedimento di rilevante importanza, a sostegno delle esigenze delle piccole e medie imprese triestine edili e artigiane, particolarmente necessitanti di un supporto delle pubbliche istituzioni in una fase economica di notevole difficoltà, è stato approvato l'altro giorno (giovedì 21 dicembre) dalla Giunta Municipale di Trieste presieduta dal Sindaco Dipiazza, relatore l'Assessore ai Lavori Pubblici Elisa Lodi.

Si tratta di un “Atto di indirizzo e coordinamento sul tema degli appalti pubblici” “disegnato” con il preciso intento di rendere più praticabile, naturalmente nel pieno rispetto delle leggi vigenti, l'accesso alle gare proprio alle imprese minori del nostro territorio le quali, per più motivi (dalla proposizione di gare troppo rilevanti e impegnative fino all'espletamento di procedure burocratiche troppo complesse) si trovano in grande difficoltà nel tentativo di ottenere dei lavori da parte dell'Ente pubblico.

L'Atto – di cui l'Assessore Lodi ha illustrato caratteristiche e intendimenti in una  conferenza stampa tenuta oggi in Municipio assieme ai consiglieri comunali Claudio Giacomelli (FdI) e Everest Bertoli (FI), entrambi presentatori di apposite mozioni consiliari in tal senso, già dalla passata consiliatura (con l'Amministrazione Cosolini), ora nuovamente riproposte con la Giunta Dipiazza – prevede, in sintesi (essendo piuttosto articolato, complesso e ricco di aspetti specifici, poiché complessa e specialistica è l'intera disciplina degli appalti), di individuare tutta una serie di soluzioni utili all'obiettivo della maggior apertura possibile alle micro-piccole-medie imprese locali, che siano praticabili all'interno della “forbice” tra lo storico divieto di legge “di artificioso frazionamento degli affidamenti” e, dal lato opposto, l'evoluzione più recente (anche con i Decreti “Salva Italia” e poi ancora “Sblocca Italia”) che tende viceversa a favorire, entro certi limiti e a certe condizioni, il frazionamento in lotti (addirittura con l'obbligo di motivarne la mancata suddivisione, come postulato nel cosiddetto “Decreto del fare” del 2013), e ciò proprio per agevolare la partecipazione delle imprese minori.

La relazione vagliata dalla Giunta contiene in effetti, innanzitutto un'ampia disamina e una compiuta precisazione – svolta dal Direttore dell'Area Lavori Pubblici del Comune dott. Enrico Conte - del complesso e articolato argomento e del suo quadro giuridico di riferimento, sia nazionale che a livello di norme regionali, alla luce delle quali proporre, in pratica, una serie di linee di indirizzo operative, che, prima della loro adozione in Giunta, sono state anche esaminate, discusse e messe a punto – come ha sottolineato l'Assessore Lodi – con le rispettive Associazioni di categoria (ANCE, CNA e Confartigianato) e ciò “nella piena convinzione dell'Amministrazione di come i piccoli imprenditori e gli artigiani siano un motore fondamentale per l'economia dell'intera città”.

Nei suoi principali aspetti, l'Atto di indirizzo così redatto – tenute necessariamente conto, come detto, le norme vigenti europee e nazionali, ovvero le “regole madre” contenute nel Codice degli Appalti, nonché le correlate norme regionali (da tener debitamente presenti soprattutto nel caso di opere per le quali il Comune gode di un contributo regionale), e ribadito il principio basilare secondo cui il maggior frazionamento in lotti non deve comportare maggiori oneri per l'Amministrazione -, prevede quindi di: generalizzare (come d'altronde già previsto dalle norme vigenti) l'obbligo di motivare l'eventuale mancata suddivisione in lotti (all'opposto cioè delle passate restrizioni al frazionamento); delineare una programmazione degli interventi nella quale una parte significativa del cosiddetto “portafoglio gare” sia costituita da interventi o da lotti di importo inferiore ai 150.000 Euro, “soglia” entro la quale non è richiesta alle imprese la certificazione SOA (certificato obbligatorio per la dimostrazione dei requisiti necessari ad appaltare lavori pubblici di importo e tipologia compatibili, rilasciato dalle c.d. Società Organismi di Attestazione, titolate in tal senso, n.d.r.), ma è sufficiente l'iscrizione alla Camera di Commercio; e ciò ancor più marcatamente di quanto già avvenga oggi (ad esempio ancora nel 2016 quasi la metà delle 61 procedure bandite era di importo inferiore ai 150 mila Euro, appunto). E ancora viene stabilito di attuare suddivisioni in lotti “pensate” in modo tale da assegnare appalti specifici a imprese specializzate in un determinato campo, così limitando la necessità di dover altrimenti costituire “raggruppamenti di imprese” o comunque dover ricorrere al subappalto; così come si punterà pure a prevedere, nei criteri di aggiudicazione, oltre al maggior sviluppo di quello “classico” dell'offerta economicamente più vantaggiosa, anche una premialità specifica più legata alla dimensione aziendale e alla territorialità, ma anche alla capacità di eseguire le opere assumendo manodopera locale, così rispondendo alle criticità occupazionali del nostro territorio e, in particolare, alle situazioni di disoccupazione. Il tutto evitando invece il criterio del sorteggio casuale nell'individuazione delle imprese da invitare in quanto non consono a tutte queste esigenze né ai principi del Codice degli Appalti. Infine, evitando di inserire nei bandi di gara prerequisiti di partecipazione (ad es. fatturati, garanzie troppo elevate) sproporzionati al valore dei lotti e tali da precludere di fatto la partecipazione delle MPMI (Micro-Piccole-Medie Imprese); tenendo piuttosto conto (anche in vista della prossima creazione da parte dell'Autorità Nazionale Anti Corruzione di un sistema di “Rating d'impresa”) di possibili requisiti “reputazionali” relativi ai precedenti comportamenti di una determinata impresa (ad es. sul rispetto dei tempi di esecuzione dei precedenti contratti, rispetto dei tempi di liquidazione delle competenze dovute a subappaltatori, cottimisti, fornitori ecc.).

Questi, in sintesi, i principali contenuti di un Atto che – come ha riferito l'Assessore Lodi – è stato già favorevolmente giudicato dalle Associazioni di categoria, ed è perciò “già per questo motivo di soddisfazione poiché indica come la nostra Amministrazione si muova nel senso più consono alle esigenze e alle problematiche delle categorie produttive della nostra città”.

Una soddisfazione espressa anche da Giacomelli che, ricordando come un impegno in tal senso sia iniziato già fin dalla scorsa consiliatura, attraverso la presentazione di una serie di  mozioni sul tema, ha poi sottolineato come “queste linee d'indirizzo rappresentino uno strumento importante per fronteggiare la crisi del settore. Una crisi pesante e strisciante – ha ribadito –, forse meno evidente delle grandi crisi industriali ma in realtà più subdola poiché ha già fatto un numero di disoccupati altissimo, ben più di quanto avvenuto nell'industria. Un fenomeno aggravato dal lavoro nero e, in particolare qui da noi, da una forte concorrenza d'oltreconfine.”

Bertoli, dal canto suo, ha parlato di “un piccolo ma significativo regalo di Natale a tutte le piccole imprese edili e artigiane con sede legale nella provincia di Trieste. Un 'dono' che porterà in prospettiva notevoli vantaggi che sono certo potremo verificare e toccare con mano già fra un anno. Era un impegno preciso della nostra campagna elettorale e del nostro precedente impegno in Consiglio. Ed è un atto senza precedenti. Ma adesso credo che ce l'abbiamo fatta!”